E’ sempre acceso il dibattito politici sull’immigrazione, soprattutto alla luce degli episodi nelle stazioni di Milano e di Roma. “Non si può pensare che la globalizzazione sia il pretesto per rinchiudersi. Nel mondo di oggi ci sono tanti che abbaiano alla luna, vivono sulle paure e pensano che l’unica dimensione sia chiudersi a chiave in casa. Non è così”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando nella sede della Regione Lombardia, seduto accanto a Roberto Maroni. “Non si riferiva a me, io uso il cervello, ma purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”, ha infatti risposto ai giornalisti l’ex leader della Lega, che in questi giorni ha duramente polemizzato col governo per la gestione dei profughi. Secondo Maroni, specie dopo l’aggressione con un machete a un macchinista di un treno ieri sera a Milano, in Italia in questo periodo “la paura c’è e deriva da fatti concreti, non da chiacchiere: il governo deve intervenire e non so che cosa aspetta”. Un intervento che il presidente della Lombardia ha ribadito necessario per gestire in maniera differente l’ accoglienza dei profughi. “Penso che non sia una gestione da paese civile quella attuale – ha concluso -, l’ho detto anche a Renzi. Dove vanno messi gli immigrati? In luoghi idonei, non lasciati a bivaccare nelle stazioni”. “Sicurezza e legalità devono convivere con l’accoglienza verso le persone disperate”: è il messaggio del presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, oggi in visita alla Sindone di Torino. “Sicurezza e legalità sono un dovere preciso – ha detto al termine della visita – ma non può essere chiusura verso chi è disperato”. Via subito i profughi collocati nelle località turistiche del Veneto e basta nuove allocazioni: a chiederlo il presidente del Veneto Luca Zaia in una lettera ufficiale inviata oggi ai Prefetti del Veneto. Nella missiva, Zaia si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da sindaci, cittadini e imprenditori del turismo veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall’invio di profughi, già avvenuto in varie località.