“Am InvestCo Italy, controllata da ArcelorMittal, “ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione”.
Attraverso questo scarno ma molto eloquente comunicato, la società ha comunicato ai Commissari straordinari dell’Ilva, l’intenzione di voler provvedere al recesso sia all’affitto che all’acquisto delle controllate e di alcuni rami di Ilva Spa. Come nello specifico ben spiega l’agenzia di stampa AdnKronos: ‘Il contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto’.
In particolare la nota di Am InvestCo Italy ‘coincide’ con il 3 novembre 2019, giorno per il quale il Parlamento ha di fatto annullato ‘lo scudo legale’ del quale la società necessitava, al fine di riuscire a realizzare il suo piano ambientale, senza però incappare nelle responsabilità penali e, di fatto, spiegando così il recesso. Premessa già sulla carta dagli stessi Commissari di Ilva l’impossibilità a poter rispettare tale scadenza, i provvedimenti ‘licenziati’ dal Tribunale penale di Taranto ‘ordinano’ infatti ai Commissari straordinari di completare tali prescrizioni entro il 13 dicembre 2019. Diversamente, si andrà allo spegnimento dell’altoforno, il numero 2. Prescrizioni, segnaliamo, che per rigor di logica, andrebbero precauzionalmente applicate anche per gli altri due altiforni dello stabilimento tarantino.
Va da se che, se avvenisse lo spegnimento, verrebbe meno la possibilità di poter dare luogo al piano industriale, e la gestione stessa dello stabilimento. Da considerare poi, non per diretta conseguenza della gestione della società, anche gli ‘importanti’ (e gravi) eventi, che hanno concorso ad alimentare l’impasse di una situazione operativa – e d’incertezza giuridica – che ha finito per minarne la tempestività in termini di intervento per Ilva e, soprattutto, di riuscire a gestire al meglio lo stabilimento di Taranto. Circostanze che hanno dato modo alla Società di rivendicare il diritto a risolvere il contratto in virtù del codice civile italiano, e dei principi – ed articoli – dei quali si compone.
”Se il governo tasse, sbarchi e manette farà scappare anche i proprietari di Ilva, mettendo a rischio il lavoro di decine di migliaia di operai e il futuro industriale del Paese, sarà un disastro, e le dimissioni sarebbero l’unica risposta possibile. La Lega chiede che Conte venga urgentemente a riferire in Parlamento“. Così il leader della Lega Matteo Salvini.
Max