Nella vasta galleria degli orrori firmati dalla mafia, figura anche quella relativa al 21 settembre del 1990 quando, ad Agrigento, venne ucciso il giovanissimo magistrato (classe 1952), Rosario Angelo Livatino.
Scomunica per le mafie: fu Giovanni Paolo II ad esortare gli uomini d’onore alla conversione
Pochi anni più tardi, visitando il capoluogo siciliano, il 9 maggio del 1993, Giovanni Paolo II si proiettò in una durissima reprimenda contro i mafiosi, ammonendo: “Dio ha detto una volta ‘Non uccidere’: non può un uomo, ne qualsiasi umana agglomerazione, o mafia, cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, verità e vita, dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”.
Era la prima volta che un Pontefice si poneva apertamente nei confronti della criminalità organizzata, minacciando la scomunica.
Scomunica per la mafie: nel proclamare Livatino Beato, Bergoglio annuncia l’iter per elaborala
Oggi, 37 anni dopo quel truce omicidio, domenica scorsa, concludendo l’Angelus, Papa Francesco ha ricordato il giudice Livatino, annunciando proprio per il 9 maggio la celebrazione che lo proclamerà beato. Tuttavia, ripercorrendo il solco tracciato da Woytjla, ci si è resi conto che nel Diritto canonico e nel Catechismo, non si fa menzione della scomunica ai mafiosi.
Quindi, un apposito gruppo di lavoro, interno al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (composto da Vittorio Alberti, Rosy Bindi, don Luigi Ciotti, don Marcello Cozzi, don Raffaele Grimaldi, monsignor Michele Pennisi, Giuseppe Pignatone, e padre Ioan Alexandru Pop), si è appositamente riunito, per elaborare una ‘scomunica alle mafie’.
Scomunica alla mafie: di fatto gli uomini d’onore avranno un posto assicurato all’inferno
Un’iniziativa senza precedenti, che per la prima volta vede la Chiesa prendere una posizione ufficiale ed attiva contro le ‘cupole’.
Ai non credenti potrà sembrare roba da poco ma, se contestualizzata in un sistema culturale e rurale, come quello che caratterizza il vissuto dei cosiddetti uomini d’onore, dove la componente cristiana assume un valore altissimo (basti pensare ai santini bruciati nei giuramenti, o alla devozione degli ‘inchini’ in occasione delle locali sfilate religiose), la scomunica del Vaticano nei loro confronti assume quindi un significato notevole, restituendo al presunto uomo di potere la condizione umana di dannato.
In poche parole, cristianamente parlando, significa essersi assicurati un posto all’inferno per l’eternità…
Max