«Non giudichiamo le persone, ma il gesto in sé è da condannare» ha detto monsignor Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, riguardo l’episodio della 29enne americana.
«Il giudizio sul fatto che fosse giunto il momento di morire è una convinzione soggettiva che lei ha ritenuto giusta» continua de Paula, «ma suicidarsi non è una cosa buona, è una cosa cattiva perché è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino. Bisogna chiedersi se è questa la morte con dignità».
De Paula è convinto che questa vicenda non faccia altro che alimentare la “cultura dello scarto”, chiamata così da papa Francesco. Si riferisce alla cultura odierna, a quel modo di pensare per cui ciò che non serve, ciò che diviene di peso per la società, si butta via.
«La medicina prende atto delle decisioni del paziente senza assumersi la sua responsabilità, che consiste nellaiutare ogni persona ad affrontare il tratto più difficile della vita. Con piena dignità».
La notizia ha suscitato non poco scalpore. Mina Welby, co-presidente dellAssociazione Luca Coscioni, dichiara «Non credo che Dio non porga un abbraccio a Piero o alla coraggiosa Brittany», riferendosi a suo marito, Piero Welby, simbolo della lotta per il riconoscimento legale del diritto all’eutanasia.
«Quanto ha dichiarato monsignor Carrasco de Paula – “Il pericolo è incombente perché la società non vuole pagare i costi della malattia e questa rischia di divenire la soluzione” – è ingiustificabile» aggiunge la donna, secondo la quale «è pericoloso non rispettare le volontà delle persone, non rispettare il loro senso della vita, non rispettare la loro dignità».