IL TRIBUNALE ACCOGLIE LA SUA RICHIESTA: DOINA MATEI, LA NOMADE CHE UCCISE NELLA METRO DI ROMA VANESSA RUSSO CON UN’OMBRELLATA, SARÀ AFFIDATA AI SERVIZI SOCIALI

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    Nel 2007 occupò lungamente le cronache dei quotidiani a causa di un gesto che suscitò raccapriccio e forti reazioni nell’opinione pubblica: uccise perforandole l’occhio con un ombrello una ragazza romana, Vanessa Russo, all’interno della metropolitana della Capitale. Lei, allora una nomade minorenne venne condannata e di lei non si seppe più nulla. Fino a quando, lo scorso aprile, la giovane rom ha postato una sua foto sorridente in spiaggia, scatenando l’indignazione dei social, e la rabbia di amici e parenti di vanessa Russo.  Immediatamente le fu sospeso il regime di semilibertà. Poi il Tribunale tornò sui suoi passi riconfermarla, in quanto ritenne l’errore commesso da Doina non così grave da “incidere in profondità nel processo rieducativo in corso”. Oggi la Matei, chedeve scontare ancora tre anni, ha chiesto e ottenuto di poter essere assegnata in prova ai servizi sociali. Ed il Tribunale di Sorveglianza di Venezia, come ha confermato il suo legale l’avv. Nino Marazzita, ha deciso di concedere l’assegnazione in prova alla donna. Doina  lavorerà presso una cooperativa sociale di Venezia e dovrà fissare la propria dimora a Venezia “con l’obbligo di non mutarla se non previa autorizzazione del magistrato di sorveglianza. Potrà uscire dall’abitazione dalle 6 alle 22 e non potrà allontanarsi dalla provincia né viaggiare all’estero. Tra le prescrizioni anche il divieto di abusi di alcolici e l’uso di stupefacenti. In violazione delle prescrizioni lo stato di semilibertà potrà essere sospeso e poi revocata anche con effetto retroattivo. Inoltre – si legge ancora nella concessione di affidamento – la giovane non frequenterà, neanche sotto falsa identità, social forum, avvalendosi di qualunque mezzo tecnologico che consenta tale frequenza”. Commentando le decisioni del Tribunale, l’avvocato Marazzita ha scritto: “Le è stato restituito, seppure in ritardo, quello che le doveva essere restituito prima, cioè la libertà, sia pure limitata da prescrizioni piuttosto severe”. Nino Marazzita tiene anche a sottolineare come, considerando i vari casi di omicidio preterintenzionale, la Matei sia tra i condannati che hanno subito una carcerazione più lunga.Secondo il difensore, la giovane donna, romena, ha “scontato il clima forcaiolo e anti-stranieroche si respirava al momento della sentenza”.