La morte di Aldo Moro è ancora viva nella memoria collettiva.
E il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in merito ai brigatisti coinvolti nel sequestro Moro durante linaugurazione del giardino martiri di via Fani, ha parlato di “una sorta di perverso ribaltamento” in cui “si confondono ruoli e posizioni”.
Il ricordo è ancora vivo dopo tanti anni. Impossibile cancellarlo, doveroso tenerlo a mente e riportare a galla ogni singolo spaccato di una delle pagine più tristi della storia italiana, per non ricaderci, per non dimenticare, per evitare pericolosi rigurgiti o, per dirla alla Gabrielli, per evitare di nobilitare i terroristi.
“Oggi riproporli in asettici studi televisivi come se stessero discettando della verità rivelata credo sia un oltraggio per tutti noi e soprattutto per chi ha dato la vita per questo Paese”. Così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, parlando dei brigatisti coinvolti nel sequestro Moro durante linaugurazione del giardino martiri di via Fani. Gabrielli ha parlato di “una sorta di perverso ribaltamento” in cui “si confondono ruoli e posizioni. Dobbiamo ricordare chi stava da una parte e chi dallaltra”. Il rispetto della memoria è anche dire parole chiare – ha sottolineato Gabrielli nel suo discorso pubblico -. In via Fani cerano 6 uomini dalla parte delle istituzioni, cinque sono morti subito e uno dopo 55 giorni, e un commando di brigatisti, terroristi e criminali. Scrivere dirigenti della colonna delle brigate rosse è un pugno allo stomaco. Non so se sia stato scritto mai di Riina dirigente di Cosa Nostra. La parola dirigente nobilita, sarebbe stato più giusto dire criminale e terrorista”.