(Adnkronos) – Il ricatto sul grano può essere più pericoloso di quello sul gas. Per ragioni belliche e per ragioni economiche. Il rischio di un incidente è esplicito nell’ultima minaccia di Mosca sull’accordo che dovrebbe consentire alle navi di lasciare l’Ucraina: “Nelle condizioni in cui la Russia parla dell’impossibilità di garantire la sicurezza della navigazione in queste aree, ovviamente, è difficile che un tale accordo sia fattibile. E assume un carattere diverso, molto più rischioso, pericoloso e non garantito”, le parole scelte dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Come dire, nessuno si sorprenda se le navi che attraversano il Mar Nero, dovessero subire danni. Visto che ce sono 12 in partenza e 4 in arrivo, solo in queste 24 ore, la possibilità che si inneschi una nuova miccia, oggi o nelle prossime settimane, è concreta.
Sul piano economico, la nuova crisi del grano può avere effetti devastanti e duraturi. La prima conseguenze della tensione risalita nel Mar Nero, dopo gli attacchi subiti dalla flotta russa a Sebastopoli e alla reazione che ne è seguita, è stata un’immediata impennata del prezzo. I futures su grano, mais e avena sono in grande rialzo. Il contratto sul grano più attivo sul Chicago Board of Trade (CBOT) è in rialzo del 6,6% a 883,75 dollari al bushel. Il mais guadagna il 2,7% a 699,00 dollari al bushel. L’avena sale del 4,6% a 383,50 dollari al bushel. Si registrano aumenti superiori all’1% anche per la soia e il riso.
Se il flusso che passa per il Bosforo dovesse interrompersi, si riaprirebbe immediatamente uno scenario di crisi alimentare a livello globale. E se la pressione della Russia sull’Europa con i rubinetti chiusi del gas ha trovato una parziale compensazione, grazie all’incremento di altre forniture e con il riempimento degli stoccaggi in vista dell’inverno, assorbire il riacutizzarsi della crisi del grano sarebbe molto più complesso.
Per questo, la Commissione europea ha subito sollecitato una marcia indietro sull’export di grano. “La Russia torni all’accordo per permettere che ci siano dei corridoi attraverso i quali mandare alimenti al mondo”. Stefan de Keersmaecker, portavoce dell’esecutivo europeo, ha anche spiegato perché. I corridoi per l’export di grano e non solo “sono molto importanti, da maggio a ottobre oltre 14 milioni di tonnellate di grano sono stati esportati con i corridoi di solidarietà dall’Ucraina”.
Anche l’Onu e la Turchia, che ha svolto un ruolo di mediazione per arrivare all’accordo, fanno pressioni perché si torni a quel livello minimo di collaborazione che consente il passaggio sicuro delle navi. I media turchi riferiscono che il ministro della Difesa d Ankara, Hulusi Akar, ha avuto un colloquio telefonico con il collega russo Sergei Shoigu, per sollecitare Mosca a rivedere la decisione di sospendere l’attuazione dell’accordo sull’export di grano.
La consapevolezza generale è che la guerra del grano possa fare più vittime della guerra del gas e che, in attesa che si possa arrivare in qualche modo a una tregua sul campo, sia indispensabile almeno provare a non affamare il mondo. (di Fabio Insenga)