Il progetto South Stream muore a favore dei nuovi accordi con la Turchia- Valentina Forte

    Lo zar Vladimir Putin è pronto a “orientare il gas russo verso altre regioni del mondo”. Cambio di rotta per Putin che nel suo soggiorno ad Ankara, capitale turca, dichiara palesemente di voler  abbandonare il progetto South Stream, il gasdotto di 3600 km che collega la Russia all’Unione Europea  e che passando sotto al Mar Nero, non passerebbe invece  per l’Ucraina. Eni, Gazprom, Edf, Wintershal, sono i nomi che spiccano in questo oneroso progetto da ben 16 miliardi di euro.  Per alcuni  degli addetti ai lavori si tratterebbe di  un “bluff”, studiato per  far cambiare idea all’Europa, ma a consolidare l’idea del Re del Cremlino è il numero uno della Gazprom,  Alexei  Miller, che dichiara: ”il progetto non si farà più, questo è tutto”.  D’altronde, stando alla dichiarazione dello zar “Se Bruxelles non vuole lo sviluppo del progetto South Stream,  bhe allora non si farà” ed inoltre asserisce anche” non ci danno il permesso di farlo passare in Bulgaria e noi lo porteremo altrove”, convinto che “la posizione europea non favorisce gli interessi economici dell’UE  e danneggia la nostra cooperazione. Ma questa è la scelta dei nostri amici europei.”. L’atteggiamento dell’UE è stato dunque controproducente in riferimento al blocco del progetto dovuto alle sanzioni relative alla crisi in Ucraina, e lo zar sembra non aver gradito.

     

    Ma non finisce qui. Putin alimenta le fiamme tra  Bulgaria e l’Europa, che intanto pressa la regione Bulgara al fine di ricevere l’ok per il passaggio del gasdotto nel territorio, intimando a Sofia di chiedere i mancati guadagni a Bruxelles, all’incirca 400 milioni di euro, guadagni che invece avrebbe col South Stream.  Lo zar punta tutto sulla Turchia, il nuovo beneficiario della politica energetica Russa. Occhi puntati sulla Pipeline, un nuovo gasdotto che si snoda sul confine greco-turco con una capacità annuale di 63 miliardi di metri cubici di gas. Oltre a questo,  Putin sembra aver raggiunto un accordo con il Premier turco Erdogan su una ulteriore fornitura per 3 miliardi cubici di gas, che passano tramite il gasdotto Blue Stream. Mossa azzardata che taglierebbe fuori il vecchio continente, che malgrado ciò non sembra essere troppo preoccupato. In prima fila ad incassare il colpo c’è proprio il Bel paese, che tuttavia aveva  già preventivato la possibilità concreta di uscire dal progetto, anche in base agli avvertimenti dell’ex a.d.  Paolo Scaroni che prevedeva un futuro incerto ed appannato dopo lo scontro  Moska-Kiev.  A novembre infatti, Claudio Descorsi, il nuovo capo azienda dell’Eni, primo patner  di Gazprom nella costruzione del gasdotto,  aveva già dichiarato di non voler andare oltre al  pattuito budget di 600 milioni di euro, diversamente si sarebbe concretizzata l’idea di  abbandonare il progetto.