A pensarci bene è una sorta di ‘miracolo’ il nostro Paese dove, grazie ad una conformazione geografica differenziata, e ad un clima perfettamente ‘allineato’ all’offerta, siamo in grado di poter soddisfare qualsiasi domanda relativa a soggiorni vacanzieri – che sia mare o montagna – di altissima qualità. Non da ultime poi le strutture ricettive che, disseminate a macchia di leopardo lungo lo Stivale, assicurano esperienze davvero emozionanti.
Uno scrigno davvero prezioso l’Italia, all’interno del quale, che si vivano cime ricche di flora e di fauna, o calde spiagge bagnate da un mare cristallino, emergono ovunque dal passato rilevanti tracce e testimonianze artistiche che rivelano la storia del paese sin dalle sue origini.
Una miscellanea di culture, stratificate l’una sopra l’altra, in grado di proiettare i pensieri a ritroso di millenni.
Dunque, senza dover necessariamente addentrarci nell’evoluzione tecnologica – pure presente – è facilmente intuibile il livello d’appeal che l’Italia è capace di esercitare nei confronti del mondo. Luoghi, storie, presenze, scenari, cibi, e persino persone, che rappresentano il petrolio, probabilmente la ricchezza più grande che un paese possa vantare.
Eppure, nonostante queste formidabili potenzialità, il nostro Paese non trae i benefici che meriterebbe attraverso l’indotto legato al settore turistico-alberghiero. Perché?
Come già annunciato ieri, anche di questo se ne sta parlando in questi giorni a ‘#UNLOCK_IT‘, l’appuntamento che scandisce la seconda edizione di ‘SUDeFUTURI’, un evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, ed in diretta streaming fino all’11 dicembre dal Palazzo dell’Informazione di AdnKronos, in piazza Mastai a Roma.
Nello specifico, in relazione al tema oggi trattato, hanno provato a spiegarne i motivi sia Marina Lalli (presidente di Federturismo), che Bernabò Bocca (presidente di Federalberghi).
Intanto, premette subito Bocca, ”Nel nostro settore siamo stati completamente piallati da questa crisi e dal Covid, non vediamo differenza tra Nord Centro e Sud. Quello che ci dispiace – aggiunge con amarezza – è una totale mancanza di consapevolezza della crisi del nostro settore. L’ultima beffa è la bozza del Recovery fund, da cui abbiamo appreso dalle note di stampa che, a fronte di 209 miliardi a disposizione di fondi, al settore del turismo e della cultura vanno circa 3 miliardi e 100; quindi per un settore economico che vale oggi dall’11 al 13% del pil noi dovremmo avere non più del 2%”.
Addirittura, aggiunge il presidente di Federalberghi, ”Se andiamo più nel dettaglio vediamo come il turismo viene liquidato in non più di 5 righe, mentre ci sono diverse pagine accurate sul tema della cultura. Questo perché, purtroppo, oggi siamo ospiti, come è accaduto negli ultimi tempi, dei ministeri; non abbiamo un ministero dedicato a noi, abbiamo fatto il giro di tutti i dicasteri dalla Affari regionali, alla Cultura, alla presidenza del Consiglio”.
Ovviamente, rimarca Bocca, ”Non siamo assolutamente soddisfatti del tema dei ristori che abbiamo ricevuto perché si parla di ristori 1-2-3-4-5, ma si dimentica di dire che il tetto massimo è pari a 150milia euro, che può risolvere i problemi di una piccola struttura, ma non per una che fattura milioni di euro e che ha visto quest’anno i ricavi scendere dell’80% e che come unica forma di ristoro dovrebbe avere 150mila euro a fondo perduto. Soldi che sono sicuramente un costo per lo Stato, ma che non risolvono i problemi di aziende medio-grosse”. Poi, aggiunge ancora il presidente degli albergatori, “Per non parlare come l’ultimo dei ristori sia stata una proroga dei pagamenti: non sono soldi che sono entrati nelle tasche degli imprenditori. Il tema è che non ci sono soldi per tutti, si sta cercando di dare 2.000-3.000 euro a tutti senza però risolvere i problemi. Bisogna affrontare il tema da un altro punto di vista: abbiamo bisogno di finanziamenti lunghi a tasso basso e di allargare il superbonus che oggi è di competenza esclusiva dei privati e delle famiglie alle imprese alberghiere per fare azioni di riqualificazione del parco alberghiero italiano. Dobbiamo presentarci alla ripresa, che siamo certi ci sarà, con strutture adeguate“.
Infine, tiene a sottolineare Bocca, “un tema è quello della decontribuzione sul costo del lavoro. Noi siamo un settore che non può delocalizzare e che offre posti di lavoro in Italia, non possiamo meccanizzare, abbiamo comunque bisogno di manodopera. Credo, quindi, che una decontribuzione del costo del lavoro, rivolta soprattutto ai giovani, debba essere fatta”
Dal canto suo la presidente di Federturismo, Marina Lalli, tiene subito a premettere che ”Non siamo abituati a piangere, ma ci rendiamo conto che manca la consapevolezza che il turismo non è solo un settore a se stante. Stiamo parlando del 15% della forza lavoro del Paese, ma è anche una leva importantissima del Paese perché ha un’infinita relazione con tanti altri settori a cominciare dal manifatturiero e, quindi se lo si azzera si finisce con il danneggiare tutto il resto dell’Italia. Di questa situazione non è conscio il nostro interlocutore governativo”.
Oggi, rimarca con amarezza la Lalli, ”Il turismo è stato da tutti i punti di vista atterrato. In questi giorni, ad esempio, stiamo parlando della montagna e non ne vediamo il ristoro. Non vediamo una progettualità, quali sono gli aiuti strategici che si danno al settore? Stiamo dando qua e la piccoli aiuti a pioggia per tamponare, ma di fatto non significa mettere in piedi un settore. Questo è un problema molto serio che purtroppo in queste settimane si va ripetendo di decreto in decreto”.
Anche la presidente di Federturismo, pienamente in linea con il collega di Federalberghi, denuncia come, ”Se non siamo in grado di calibrare la spesa del Recovery fund in base alle necessità delle aziende e del Paese evidentemente non siamo in grado di effettuare una pianificazione strategica. Inoltre, ancora una volta non se ne parla con gli imprenditori che sono i grandi assenti e che si continua a non consultare. E’ una visione molto miope un Paese che dimostra che vuole camminare con logiche che non fanno progredire, tanto più che si ha davanti un’occasione unica come questa che davvero può cambiare i connotati a un Paese che in questo periodo ne ha tanto bisogno”.
Max