“La vaccinazione anti-Covid nelle scuole? Sarà un successo”. Parola di Italo Farnetani. “Questo è un sistema per ottenere la massima compliance delle famiglie” e permette di “vaccinare un gran numero di soggetti in un breve tempo possibile”. Il pediatra, docente della Libera Università Ludes di Malta, definisce “ottima” l’idea proposta dal commissario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, che ha prospettato la possibilità di fare l’iniezione anti-Covid agli studenti nelle scuole come si fece negli anni ’70 contro il vaiolo. E aggiunge di avere anche firmato in passato “una ricerca che dimostra” le potenzialità di questo piano, dice all’Adnkronos Salute.
“Quando veniva praticata la vaccinazione contro la rosolia fra le bambine di quinta elementare – spiega – in un mio studio effettuato nel 1985 avevo rilevato in un ampio campione di soggetti che la vaccinazione non obbligatoria contro la rosolia effettuata nelle scuole aveva una grande accettazione: veniva praticata dal 76% delle alunne, il 20% non la effettuava perché riteneva di aver già contratto la malattia e il vaccino veniva rifiutato solo dal 4% dei genitori.
Per la vaccinazione non obbligatoria contro il morbillo, le cose non andavano altrettanto bene, perché veniva effettuata nei distretti socio-sanitari per cui i genitori dovevano avere un ruolo attivo per effettuare il vaccino, e infatti veniva praticata solo dal 56% dei bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni. La percentuale si riduceva al 30% nella fascia d’età 10-11 anni, che peraltro corrisponde all’età in cui veniva praticata l’antirosolia rifiutata solo dal 4% dei genitori”.
La ricerca, osserva Farnetani, “è utile perché dimostra che la comodità di effettuare le vaccinazioni a scuola, unita al rapporto diretto con le famiglie permette una maggiore compliance che tornerà utile nell’attuale pandemia”.
Ma c’è anche un altro aspetto che il pediatra evidenzia: “Oltre alla maggiore compliance delle famiglie, garanzia di successo, anche dal punto di vista psicologico per i ragazzi la ‘vaccinazione in compagnia’ costituisce un elemento educativo e formativo. Venendo vaccinato il gruppo dei coetanei, si lega un trattamento sanitario preventivo all’esperienza di gruppo e in tal modo si promuove l’immagine positiva di un atto a favore della salute”.
Importante, conclude Farnetani, “sarà anche vaccinare il maggior numero di bambini perché, come ho ripetuto più volte, essendo asintomatici o con sintomi lievi possono inconsapevolmente aumentare il contagio. Al contrario, quando arriveremo a una copertura sufficiente di questa fascia di età, con la pratica di vaccinare a scuola, si potrà abbandonare la Dad, recuperando” a pieno “tutti i vantaggi psico-affettivi ed educativo-formativi delle lezioni in presenza”.