Sbarcare subito i 177 essere umani bloccati da giorni sulla Diciotti. A esprimersi in tal senso è il segretario nazionale del Pd Maurizio Martina: Una nave dello Stato non può sbarcare in un porto italiano per la propaganda del governo che non gestisce ma lucra sulla disperazione. Questa è la dimostrazione del fallimento delle politiche europee di ricatto di Salvini. Dove sono i governanti amici di Salvini per farsi carico della redistribuzione? Spariti. Vivono solo nella propaganda di Lega e Cinque Stelle.
Martina chiama in causa direttamente il premier Conte: “Il presidente del Consiglio si limita a predicare propaganda con un post. Eserciti le sue funzioni e governi rispettando il diritto e la Costituzione. Disponga lo sbarco di queste 177 persone tenute in ostaggio”. Nel mirino anche Fico: “Non basta un tweet. Agisca, è la terza carica dello Stato”.
E ovviamente la tensione è maggiore quando si parla di Salvini, e delle sue azioni e dichiarazioni: “Il ministro degli Interni non è al di sopra della legge, non guida il governo, non comanda la Guardia Costiera, non decide la grazia ai bambini e la condanna agli adulti. Diciotti una vergogna nazionale” scrive ad esempio sui social lex premier Paolo Gentiloni. Laura Boldrini da parte sua dichiara salirò a bordo della Diciotti”.
Nel frattempo la Libia si rifiuta di valutare la ipotesi di rimpatriare migranti illegali. La Libia non accetterà mai il ritorno di immigrati clandestini verso i Paesi di provenienza del Nordafrica. Sarebbe una procedura ingiusta e illegale. Abbiamo già più di 700.000 migranti sul nostro territorio e sono un peso enorme da tutti i punti di vista, dichiara il ministro degli Esteri del governo Mohammed Sayala.
La Libia è un Paese di transito, ha sofferto e soffre le conseguenze dellimmigrazione illegale. Il ministro invita quindi la comunità internazionale ad assumersi le proprie responsabilità premendo sui Paesi di origine e di sopportando le spese di rimpatrio. E conclude: Questo fenomeno va affrontato in maniera globale e seria da tutta la comunità internazionale e bisogna esercitare pressioni sui paesi di origine dei migranti.