Il Santo Padre all’Assemble di Strsburgo in un discorso apprezzato ed ampiamente applaudioto ha affermato: “E’ tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto e’ necessario ridare dignita’ al lavoro, garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento”. E’ stato questo il forte appello di Papa Francesco nel suo discorso all’Europarlamento. “Quale dignita’ potra’ mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, il lavoro che lo unge di dignita’?”, si e’ chiesto mentre l’emiciclo gli tributava un lungo applauso. Per il Papa, “promuovere la dignita’ della persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non puo’ essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici”. Nel mondo di oggi “l’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare”. E se “la vita non e’ funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore”. Con questa forte denuncia Papa Francesco ha affrontato al Parlamento Europeo i temi piu’ sensibili dell’etica, ponendo al centro del suo lungo discorso le vite che vengono scartate, ha detto, “come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere”. “Voi, nella vostra vocazione di parlamentari, siete chiamati – ha ricordato Bergoglio agli europarlamentari – anche a una missione grande benche’ possa sembrare inutile: prendervi cura della fragilita’ dei popoli e delle persone”. Secondo il Papa, “prendersi cura della fragilita’ dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondita’ in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla ?cultura dello scarto”. “Prendersi cura della fragilita’ delle persone e dei popoli significa – ha insistito – custodire la memoria e la speranza; significa farsi carico del presente nella sua situazione piu’ marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignita’”. In sostanza, mentre l’Unione Europea diventa “piu’ ampia, estesa, ed influente”, si percepisce invece, ha rilevato con preoccupazione il Papa, “l’immagine di un’Europa invecchiata e compressa, che tende a sentirsi meno protagonista in un contesto che la guarda spesso con distacco, diffidenza e talvolta con sospetto”. L’impressione generale e’, ha sintetizzato, “di stanchezza e d’invecchiamento” aggravata dall’avanzare di “stili di vita un po’ egoisti, caratterizzati da un’opulenza ormai insostenibile e spesso indifferente nei confronti del mondo circostante, soprattutto dei piu’ poveri”. E tutto questo, ha sottolineato con severita’ il Papa, mentre il mondo diventa “sempre piu’ interconnesso e globale e percio’ sempre meno eurocentrico”. “La mia visita – ha ricordato Bergoglio commentando appunto l’avanzare della storia – avviene dopo oltre un quarto di secolo da quella compiuta da Papa Giovanni Paolo II”. E se “molto e’ cambiato da quei giorni in Europa e in tutto il mondo, e non esistono piu’ i blocchi contrapposti che allora dividevano il continente in due” e si sta “lentamente compiendo” il desiderio di Wojtyla che “l’Europa, dandosi sovranamente libere istituzioni, possa un giorno estendersi alle dimensioni che le sono state date dalla geografia e piu’ ancora dalla storia”, per Papa Francesco restano tutti da realizzare gli ideali che hanno mosso i fondatori dell’Unione, che al centro del loro “ambizioso progetto politico” avevano messo “la fiducia nell’uomo, non tanto in quanto cittadino, ne’ in quanto soggetto economico, ma nell’uomo in quanto persona dotata di una dignita’ trascendente”.