“Vedete, se oggi, a voi che siete in quest’aula e ai cittadini che ci seguono da casa, posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non avere mai sbagliato, ma per la consapevolezza di chi, insieme a tutta la squadra di governo, ha impegnato tutte le proprie energie fisiche e intellettive per offrire la migliore protezione possibile alla comunità nazionale”.
Eccolo dunque il premier Conte, ha riferire in Aula, al Senato, in merito alle scelte fin qui fatte dal suo esecutivo, e per le quali oggi si trova a chiede la fiducia.
“Quando un paese soffre è più unito – ha proseguito il capo dell’esecutivo – Con la pandemia il senso di comunità si è risvegliato, si sono rafforzate le ragioni del nostro stare insieme, abbiamo elevato il tenore della nostra alleanza”. Certo, ha aggiunto Conte, ”è molto complicato governare con chi dissemina mine. Con chi ti accusa di immobilismo e di correre troppo, di non decidere e di decidere troppo: è davvero difficile governare in queste condizioni”.
Quindi il premier ha poi posto l’accento anche sugli “attacchi anche mediatici molto aspri e a volte anche scomposti di alcuni esponenti di Italia Viva. Questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese. I numeri sono importanti, oggi lo sono in modo particolare, ma ancor più importante è la qualità del progetto politico. Chiediamo a tutte le forze politiche: ‘aiutateci a ripartire con la massima celerità, a rimarginare la ferita profonda che la crisi ha creato nel patto di fiducia con cittadini“.
Dunque, “le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell’impoverimento, con il disagio sociale, con l’angoscia del futuro. Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo che hanno potuto seguire da vicino le vicende di queste ultime settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima disponibilità, per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere”.
Ed ancora, ”Nonostante continue pretese, critiche sempre più incalzanti, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Questa crisi di governo ha aperto una ferita profonda all’interno della compagine di governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato – e questo è ancora più grave – anche profondo sgomento nel Paese. Questa crisi rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere. Arrivati a questo punto – avverte il presidente del Consiglio – non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese. Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia”.
Prima di affrontare i temi salienti gestiti dal suo governo, il premier ha tenuto a sottolineare quelle “discriminanti fondamentali che hanno portato a un governo fondato su un’alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, esperienze, culture di differente estrazione, che per giunta in passato si erano anche contrapposte delle volte anche in maniera aspra. C’è il convinto ancoraggio ai valori costituzionali, cito solo il primato della persona, lavoro, uguaglianza formale e sostanziale, tutela dell’ambiente“. Per quella che ritiene la seconda discriminante fondamentale, secondo Conte “è la solida vocazione europeista del nostro Paese, in modo da consentire all’Italia di tornare protagonista nello scenario europeo e contribuire a fare recuperare alla medesima all’Unione europea il ruolo di la leadership che le spetta nel contesto geo-politico internazionale“.
Entrando quindi nel vivo di quanto attuato in questi mesi, rispetto ai ristori, concetto mal interpretato già ieri, Conte tiene a precisare che “non intendevo dire che i ristori sono sufficienti a compensare le perdite subite”.
Stessa cosa anche per il Recovery: “Sento crescere la critica, anche ieri alla Camera, sul fatto che le opere sono bloccate da due mesi per mancanza di commissari. Non è vero, a parte che la lista dei commissari è pronta, le opere sono state bloccate perché abbiamo applicato l’articolo 2 del Dl semplificazioni che dà poteri speciali ai commissari”.
Riguardo poi alla revisione titolo V Costituzione, come spiega il premier, “L’esperienza della pandemia impone anche un’attenta, meditata e pacata riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione sul rapporto tra Stato e Regioni”. Dunque, ha inviato il presidente del Consiglio rivolgendosi all’emiciclo del Senato, ”Lavoriamo tutti insieme, meditiamo insieme sul riparto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo. In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche“.
Infine, il nodo della legge elettorale, risputò alla quale Conte ha affermato di voler promuovere, “nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, una riforma elettorale di impianto proporzionale, quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l’esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico”. Quindi, ha aggiunto, ”Vorrei chiarire su questo punto, leggo interpretazioni maliziose. Negli anni passati abbiamo vissuto una frammentazione della rappresentanza, il quadro politico si è andato differenziando e nuovi processi si sono imposti. Con questo quadro non possiamo fare una legge elettorale che costringa nello stesso involucro sensibilità molto diverse: questo porterebbe alla instabilità. Piuttosto bisogna favorire appieno, se vogliamo ricomporre il quadro, la rappresentanza democratica di tutte le realtà che sono sul campo. Ovviamente – ha quindi concluso – poi le forze politiche per governare saranno chiamate a sottoscrivere accordi su programmi di alto profilo, alto contenuto ideale“.
Max