La sabbia del Golfo di Termini Imerese, nel palermitano, resterà al suo posto e non sarà più portata nel Principato di Monaco per costruire un nuovo quartiere residenziale. Lo ha deciso il Consiglio di giustizia amministrativa che ha respinto il ricorso straordinario al Presidente della Regione Siciliana proposto dalla società Arenaria s.r.l. con sede in Bologna contro l’Assessorato regionale al territorio e ambiente. Per realizzare il nuovo quartiere per vip, Montecarlo avrebbe bisogno tra i 600.000 e i 700.000 metri cubi di sabbia. Che non ha. Da qui l’idea di attingere al golfo di Termini Imerese. Uno scontro durato anni e che adesso, come apprende l’Adnkronos, trova la parola fine con il parere del Presidente Gabriele Carlotti, giudice estensore Giovanni Ardizzone. Il Principato di Monaco da anni ha ormai esaurito lo spazio edificabile all’intero del suo territorio, per questo motivo ha deciso di avviare la costruzione di questo nuovo quartiere, sottraendo territorio al mare. Una zona che si chiamerà Portier Cove e che sarà adibita a scopo residenziale. Prevista anche la realizzazione di un parco di un ettaro, parcheggi per le auto e un lungomare turistico.
L’opera in atto prevede la posa in acqua di 18 cassoni trapezoidali di cemento armato prefabbricati, alti 26 metri e dal peso di 10.000 tonnellate ciascuno. Per Montecarlo si tratta di un progetto ecosostenibile. Ma tutto ciò non è bastato per fare trasferire quintali di sabbia siciliana ai monegaschi.
Ad occuparsi del prelievo del materiale dalle coste siciliane doveva essere l’azienda Arenaria, della società Seci Real Estate, del Gruppo industriale Maccaferri. La Arenaria ha da tempo in concessione due tratti di mare al largo delle coste italiane, oltre a quello di Termini Imerese ne ha un altro lungo le coste marchigiane nell’Adriatico, dai quali, come si legge nel sito, ricavano sabbia idonea ai rifacimenti costieri. Ma il no della Regione Siciliana è stato sin dall’inizio netto. Il Presidente Musumeci si è opposto al prelievo di materiale dalle coste siciliane. Le autorizzazioni erano state concesse dal precedente governo. Anche la valutazione di impatto ambientale delle operazioni di dragaggio sull’ecosistema marino e sull’economia della Sicilia Settentrionale era stata negativa.
“La concessione prevede che la società concessionaria debba presentare dichiarazioni dell’utilizzo della sabbia prelevata, ai fini delle determinazioni delle relative misure del canone, ma non prevede vincoli di destinazione per il suo utilizzo – si legge nel parere del Cga Sicilia – Precisa che detta concessione non prevede che l’utilizzo debba essere finalizzato prioritariamente al ripascimento delle coste regionali”.
“Il Collegio rileva che la Conferenza di Servizi conclusiva del 13 agosto 2019 si è determinata negativamente anche alla luce dei pareri non favorevoli, espressi ai sensi dell’art. 109 del decreto legislativo n. 152/2006, dalla Capitaneria di Porto di Palermo, dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Termini Imerese e dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Porticello in merito alla valutazione del rischio dovuto alla presenza di ordigni bellici inesplosi rinvenibili nell’area oggetto di escavo, ai sensi del decreto legislativo n. 81/2008, e ai fini della sicurezza della navigazione – si legge ancora nel provvedimento -Sulla base dei superiori richiami, il Collegio osserva che la scelta operata dalla citata Conferenza di Servizi è stata frutto di una valutazione altamente discrezionale, effettuata, secondo ragionevolezza ed in ossequio anche al principio di precauzione, nel pieno rispetto della normativa vigente e sulla base di accurate considerazioni tecniche, assolutamente corrette sia dal punto di vista metodologico che fattuale”.
E conclude: “Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, disposta la riunione dei due procedimenti, esprime il parere che il ricorso, in parte inammissibile, debba essere respinto”. (di Elvira Terranova)