E’ indubbiamente interessante ma, soprattutto, incoraggiante, quanto rivelato oggi dagli aggiornamenti relativi all’attività di emissione del debito pubblico, il quadro macroeconomico e di finanza pubblica: “L’inflazione è prevista decelerare nella seconda metà dell’anno pur restando elevata in confronto agli anni scorsi e vulnerabile a nuove impennate dei prezzi energetici”.
Come spiega il ministero dell’Economia (nella foto), ed abbiamo avuto modo tutti di constatarlo, al fianco alla spinta inflazionistica dettata dagli insostenibili del settore energetico, ha poi ulteriormente influito anche l’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, per buona parte limitate dalle conseguenze del conflitto ucraino. Dunque, illustra il Mef, l’espansione dell’inflazione agli altri comparti merceologici, “ha determinato una crescita anche dell’inflazione di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari freschi) che in maggio ha raggiunto il 3,2% a/a. In tale contesto, la crescita salariale è rimasta moderata (0,2% t/t e 1,7% a/a nel primo trimestre). In prospettiva, è lecito immaginare che se si confermerà la tendenza alla stabilizzazione o al ribasso dei prezzi dell’energia, l’inflazione complessiva rallenterà nella seconda metà dell’anno“.
Del resto, osservano ancora i tecnici dell’Economia “La componente di fondo, potrebbe rimanere relativamente elevata anche perché è prevedibile che la crescita salariale cominci ad accelerare. Infatti, l’Istat ha pubblicato una previsione di inflazione al netto degli energetici importati del 4,7% per il 2022, che sarà il riferimento di partenza per aggiustamenti previsti dai contratti salariali vigenti o da quelli in via di definizione. Il Governo, già dallo scorso anno, ha risposto al repentino aumento dei prezzi dei prodotti energetici con misure di contenimento dei costi di gas ed energia elettrica per gli utenti. Parte dei provvedimenti ha contribuito in via diretta a contenere la dinamica dei prezzi”.
Ma non solo, prosegue il Mef, “L’impennata dei prezzi energetici si è riflessa nel peggioramento della bilancia commerciale e di quella delle partite correnti. Dopo anni di elevati surplus, negli ultimi mesi la bilancia delle partite correnti è invece passata in deficit sebbene la performance delle esportazioni sia rimasta molto buona, così come quella della bilancia non energetica. Nel 2021 l’Italia ha per la prima volta superato la Francia come valore delle esportazioni di merci (oltre 500 miliardi), diventando il terzo Paese esportatore dell’UE dopo Germania e Olanda“.
In tale contesto, spiega il Mef toccando il capitolo relativo al Pil, “A dispetto di un contesto economico e geopolitico estremamente sfidante, l’economia italiana ha ripreso slancio dopo una partenza lenta a gennaio. Il robusto incremento del Pil previsto per il secondo trimestre dovrebbe portare la crescita acquisita al secondo trimestre in linea, se non al disopra della previsione media annua del Def (3,1%)”.
Ecco che quindi la seconda parte dell’anno corrente, in virtù della crescita dei tassi di interesse e dello spread, lascia intravedere un periodo molto più ‘performante’ e, concludono dalMef. “La crescita trimestrale del pil dovrebbe rimanere lievemente positiva“.
Max