Dipendenti pubblici, basta con lo smart-working: ora che il virus può essere tenuto sotto controllo, è ora di tornare al lavoro. In presenza, dietro allo sportello e davanti al computer. La data definitiva non c’è ancora ma il rientro avverrà comunque entro fine settembre, per consentire alla macchina organizzativa un’adeguata programmazione anche nel rispetto delle misure di sicurezza.
E questa volta il governo non sembra intenzionato a ripensamenti per la gioia di Renato Brunetta che da tempo chiede la fine dello smart working per i dipendenti statali: a giugno il ministro della pubblica amministrazione aveva già cancellato l’obbligo per i dirigenti di tenere almeno il 50 per cento dei lavoratori in smart working ma ora chiede il completo ritorno alla normalità. L’obiettivo è garantire la totale efficienza degli uffici, in previsione della ripresa economica che – dicono le stime degli esperti – da settembre potrebbe investire l’Italia rendendo evidentemente necessario anche il pieno funzionamento della pubblica amministrazione per agevolare le attività produttive e i cittadini alle prese con l’ordinaria burocrazia.
Ancora però restano da definire le regole, a cominciare dall’uso del green pass che il ministro Brunetta vorrebbe rendere obbligatorio ma che creerebbe subito frizioni con alcune forze politiche e con i sindacati: e sempre sul fronte della sicurezza contro il virus, va prendendo piede l’ipotesi che lo smart working possa restare valido solo per i lavoratori più fragili, gli unici a essere esentati dal ritorno in presenza.
Le prossime settimane saranno decisive e ad auspicare un ritorno al lavoro dei dipendenti pubblici sono anche gli esercenti di bar e ristoranti che nella zona dei ministeri e in generale degli uffici pubblici a Roma ma un po’ in tutta Italia hanno sofferto un calo di fatturato legato alle consumazioni e alle pause pranzo. E anche questo è uno dei motivi per i quali il governo spinge vero un ritorno alla normalità: secondo uno studio appena pubblicato, se tutti i lavoratori pubblici e quelli privati tornassero in ufficio dallo smart working ci sarebbe una crescita aggiuntiva del 2 per cento a tutto vantaggio del Pil italiano che già ora, con il paese ancora a mezzo servizio, dopo il tracollo per gli effetti della pandemia viene stimato in rialzo del 6%.