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Il Global Health Summit e la Carta di Roma: ecco di cosa si discutendo a Villa Doria Pamphili

Co-organizzato dalla presidenza italiana G20, e dalla Commissione europea, il Global Health Summit, in svolgimento nella Capitale, a Villa Doria Pamphili, rappresenta una grande opportunità per il G20 e per tutti i leader invitati, invitati a condividere le esperienze vissute nell’ambito della pandemia, così da poter lavorare insieme per produrre una riposta globale a quelle che saranno le future crisi sanitarie. Un evento al quale – oltre ai 20 paesi – prendono parte come dicevamo, i Capi di Stato e di Governi, insieme ai responsabili ed ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali e degli organismi sanitari globali.

Global Health Summit: l’unione di forze e paesi ‘rodati’ da esperienze a vantaggio di quelli meno fortunati

Infatti, come testimoniato dal pre-Summit (al quale hanno preso parte diversi protagonisti della società civile e della comunità scientifica, come Silvio Brusaferro e Bill Gates), dopo gli interventi del premier Mario Monti, e della Presidente Ursula von Der Leyen – che chiuderanno anche lavori – è seguito un passaggio dedicato ‘all’Act Accelerator’ (strumento del G20 per la produzione e l’accesso equo a nuovi sistemi diagnostici, terapeutici e vaccini).

La Carta di Roma, un punto di riferimento per le future crisi sanitarie nel mondo

Come dicevamo, il vertice si chiuderà con l’approvazione di una ‘Dichiarazione di Roma’, un documento i cui contenuti, spiega l’organizzazione,  saranno un punto di riferimento per rafforzare la cooperazione multilaterale e le azioni per prevenire future crisi sanitarie mondiali. La Presidenza italiana del G20 sta infatti promuovendo il principio di un accesso equo e universale ai vaccini e alla Salute in generale, intesa come bene pubblico globale”.

La Carta di Roma, una sorta di ‘alleanza sanitaria’ per combattere insieme malattie devastanti

Nello specifico, la Carta di Roma è articolata da cinque pagine, sulle quali appaiono 16 articoli, tra i quali l’impegno comune per un “accesso equo” ai vaccini ed alle terapie, le “catene di approvvigionamento globali aperte, resilienti, diversificate, sicure, efficienti e affidabili lungo l’intera catena del valore relativa alle emergenze sanitarie” e, Covid a parte,  uno sforzo comune per realizzare sistemi sanitari più potenti, così da poter lottare al fianco anche dei paesi meno fortunati, contro malattie ugualmente devastanti in alcune aree del pianeta, come l’Hiv/Aids, la tubercolosi, la malaria e, in generale, tutte le malattie non trasmissibili.

Max