IL DRAMMA SILENTE DENUNCIATO DA CONFESERCENTI: IN 10 ANNI SCOMPARSI OLTRE 500MILA ARTIGIANI E COMMERCIANTI

    Un vero e proprio ‘Olocausto’ in quanto tragico e silente, consumato davanti all’indifferenza generale. Parliamo di quelle centinaia di commercianti ed artigiani (e relative famiglie) che, negli ultimi anni sono stati letteralmente cancellati dal mercato del lavoro spesso anche a causa di un sistema fiscale cinico e spietato, per non parlare poi delle labili normative che gestiscono le questioni concorrenziali (vedi ad esempio il made in China). Fatto è, denuncia con preoccupazioni Confesercenti, dal 2008 ad oggi sono ’scomparsi’ circa 514mila tra commercianti, artigiani, lavoratori in proprio ed altri professionisti. Ed il futuro non lascia certo intravedere scenari migliori: futuro: nel secondo trimestre 2017 infatti, i lavoratori indipendenti (parliamo di 5.363.000 individui), che rispetto allo scorso anno hanno già subito un calo di ben 84mila unità. “Un crollo quello dei lavoratori indipendenti – spiega un apposito focus di Confesercenti – che di fatto annulla anche la ripresa registrata dai lavoratori dipendenti nello stesso periodo”. Come ben illustra il rapporto, la scomparsa di artigiani e commercianti investe ogni tipo di profilo professionale, evidenziando il calo dei titolari di attività imprenditoriali: -10mila (per una flessione del 3,2%). Per non parlare del dramma dei lavoratori in proprio: 453mila in meno (il -12,7%). Poi, come sottolinea ancora il focus, “dall’apocalisse del lavoro indipendente non si salvano nemmeno i coadiuvanti familiari, che si riducono di oltre il 21% per circa 84mila posti in meno rispetto al periodo precedente alla crisi”. ‘Qualcosina’ di buono (ma parliamo di appena 34mila unità), viene rappresentato dal 2% delle altre categorie, tipo i liberi professionisti, o i soci di cooperativa (ma qui vige spesso un drammatico sfruttamento ancora tutto da scoperchiare). Come illustra il , segretario generale Confesercenti Mauro Bussoni: ’’Dai dati emerge con chiarezza la situazione di crisi in cui si trova ancora gran parte del tessuto imprenditoriale italiano. Una crisi così forte da annullare gli ottimi progressi ottenuti sul fronte dell’occupazione dipendente. Ditte individuali, piccoli imprenditori e lavoratori in proprio hanno sempre caratterizzato fortemente la nostra economia e, nonostante il calo, gli indipendenti costituiscono ancora circa un terzo (30,3%, era il 34,1% nel 2008) del lavoro italiano, responsabile del 20% circa del nostro Pil. Nonostante l’evidente importanza ’sistemica’ degli indipendenti, però, si registra la mancanza di un piano di intervento per il loro rilancio occupazionale: sono forse figli di un dio minore”. Bussoni non nasconde però la sua delusione anche per il JobsAct, un provvidenziale intervento sul lavoro degli ultimi due anni, che però “li ha esclusi. Eppure – osserva – ci sono migliaia di lavoratori indipendenti che hanno interrotto nel corso di questi anni le loro attività e non hanno potuto contare su alcuna forma di protezione sociale e di sussidio contro il rischio della disoccupazione. Una crisi nella crisi, rimasta costantemente nell’ombra, offuscata dai successi ottenuti sul campo dell’occupazione dipendente grazie ad uno straordinario impegno normativo, culminato proprio con JobsAct e decontribuzione’’. E dunque, per questo Confesercenti si appella al governo affinché pensi a “un JobsAct” anche per loro. La proposta è quella di creare un Testo Unico del Lavoro Indipendente, che preveda una tassazione e contribuzione agevolata per i primi 3 anni di attività delle nuove imprese, tutele del reddito in caso di inattività temporanea o di cessazione di attività per crisi di mercato oltre “ad uno sforzo in più” per la formazione continua perché, conclude, “chi si improvvisa dura poco”.
    M.