L’ordinanza firmata dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per rendere obbligatoria la vaccinazione antinfluenzale e anti pneumococcica a tutti i cittadini over 65 anni e al personale sanitario non è stata gradita dal dottor Mariano Amici che come anticipato qualche giorno fa ai microfoni di ItaliaSera.it ha deciso di presentare ricorso al Tar.
Nella giornata di oggi il medico di Ardea (Roma) ha rilasciato una dichiarazione forte contro l’ordinanza n. Z00030 del 17 aprile 2020 firmata da Zingaretti: “Con l’ausilio dello Studio Legale Massafra ho impugnato dinnanzi al Tar Lazio l’ordinanza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha reso obbligatoria, per chi ha più di 65 anni e per tutto il personale medico, la vaccinazione antinfluenzale senza nessun valido motivo scientifico“.
“Con la scusa della normativa di emergenza la Regione Lazio pensa di poter calpestare, peraltro per un periodo in cui l’emergenza sarà cessata, l’art. 32 della nostra Costituzione a mente del quale l’obbligatorietà ad un determinato trattamento sanitario, ai sensi del comma II dell’art. 32 Cost., può essere imposta unicamente per disposizione di legge. Questo uno dei tanti motivi di impugnazione messi a fuoco dall’Avv. Nicola Massafra, da me contattato per tutelare il mio ed il vostro diritto a non essere sottoposti ad una vaccinazione che ritengo, in forza della mia lunga esperienza professionale di medico, non solo non necessaria ma addirittura pericolosa”.
Il medico di base non è d’accordo con l’idea di vaccinare tutti i cittadini con più di 65 anni ed il personale medico: “Nel ricorso ho evidenziato che ad oggi, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una capacità del vaccino antipneumococcico e di quello per l’influenza stagionale di proteggere l’individuo dall’infezione da Coronavirus“.
Come spiegato in un post Facebook dal dottore di Ardea Mariano Amici: “Sono fermamente convinto, come gran parte della comunità scientifica, che il vaccino anti-influenzale possa invece portare ad un abbassamento delle difese immunitarie e pertanto renderlo obbligatorio potrebbe portare ad un aumento del rischio di contrarre il covid-19. Ho rinvenuto uno studio americano, condotto fra reduci militari americani invalidi e anziani, relativo alla stagione influenzale 2017-18, che ha attestato che il vaccino anti-influenzale aumenta del 36% il rischio di coronavirus ciò a causa di un fenomeno imprevisto di interferenza virale. Le persone vaccinate vedono aumentare il rischio di altri virus respiratori perché non hanno acquisito l’immunità genetica, non specifica, verso gli altri virus ambientali nella stagione influenzale”.
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E continua: “L’efficacia dei vaccini nel caso di virus con forte capacità di mutare, come l’influenza, è contestata da una gran parte della comunità scientifica. Infatti i vaccini antinfluenzali vengono confezionati sulla base dei ceppi virali dell’anno precedente ovvero di ceppi virali già noti che, necessariamente, non sono quelli dell’influenza da cui ci si vuole tutelare. Pertanto nel caso di virus con forte capacità di mutare, il vaccino non assicura un’immunizzazione permanente in quanto il virus da cui ci si è immunizzati con il vaccino non è e non sarà mai lo stesso a cui il soggetto si esporrà in un periodo successivo”.
Il post a firma del Dr. Amici prosegue: “La decisione presa dalla Regione Lazio non è legata ad una maggiore protezione nei confronti del coronavirus SARS-CoV-2 (e non poteva in alcun esserlo per i motivi sopraindicati), bensì alla pretesa generale tutela della salute pubblica e ciò per due asseriti ordini di motivi:
1) agevolare la diagnosi differenziale del covid-19 (se sei vaccinato e hai i sintomi dovresti avere il covid-19);
2) diminuire il numero generale di malati per influenza in Italia. ENTRAMBI DETTI ASSIOMI SONO DISCUTIBILI E NON DIMOSTRATI O DIMOSTRABILI. Esistono invece numerose correnti di pensiero scientifico che ritengono che il vaccino antinfluenzale indebolisca il paziente e possa portare più danni che vantaggi alla salute dello stesso. D’altra parte, come è noto, il principio posto alla base della vaccinazione consiste nell’iniettare, seppure in forma lievissima, la malattia nel paziente affinché il sistema immunitario reagisca immunizzando il paziente stesso”.
“Nel periodo immediatamente successivo alla vaccinazione (e per i 30/40 giorni successivi) l’organismo del paziente è, giocoforza, indebolito in quanto le capacità immunitarie si dedicano a fronteggiare quanto iniettato con il vaccino. Pertanto se nel medesimo periodo il paziente venisse colpito da un altro virus (come ad esempio il covid-19 o altro virus che si ripresenterà a ottobre 2020) il paziente stesso sarà necessariamente meno forte nel fronteggiarla e, se contrarrà la malattia, la contrarrà in forma molto più grave andando anche incontro a maggiori e più gravi complicazioni”.
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“Di tali circostanze sono fermamente ed intimamente convinto per averle constatate nel corso della mia attività professionale svolta per oltre 40 anni. I vaccini sono pienamente efficaci solo nel caso in cui la malattia non muti. Diversamente, se si tratta di un virus che muta, l’immunizzazione non potrà avere effetto sul virus successivo in quanto diverso. Inoltre, nel mondo scientifico, vi è chi sostiene che i vaccini abbiamo anche delle importanti controindicazioni in quanto potrebbero facilitare e/o indurre forme tumorali o leucemiche a causa dei composti nocivi presenti nel vaccino stesso.
“Anche nel sito istituzione dell’AIFA, con riferimento al vaccino antinfluenzale, viene espressamente indicato: “L’AIFA invita a segnalare le sospette reazioni avverse che si verificassero dopo la somministrazione di un vaccino, in quanto le segnalazioni contribuiscono al monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio dei vaccini come di ogni altro medicinale. Si ricorda che gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa osservata. È inoltre possibile effettuare una segnalazione spontanea di sospetta reazione avversa secondo una delle modalità indicate nella sezione dedicata”. Pertanto una valutazione circa l’obbligatorietà del vaccino deve passare attraverso un vaglio attento e circostanziato dei benefici e dei rischi collegati al vaccino stesso. Ciò non può essere fatto dalla Regione Lazio né in via d’urgenza e senza un’istruttoria ponderata né in linea generale dal Presidente della Regione Lazio Zingaretti”.
“Questi ed altri motivi sono stati tutti inseriti nel ricorso al TAR LAZIO notificato in data odierna. Perché spendere soldi pubblici in favore delle multinazionali che producono i vaccini invece che dedicarli alla ricerca scientifica? A queste ed altre domande cercherò in ogni modo di rispondere e così contribuire al risveglio delle coscienze. Intanto il TAR verificherà se Zingaretti poteva o non poteva rendere obbligatoria una vaccinazione che solo lo Stato, con una legge del Parlamento, può legittimamente disporre dopo aver ben valutato l’utilità della stessa”.
E conclude: “Anche se l’attuale governo dovesse COPRIRE l’operato di Zingaretti ratificando in qualche modo l’ordinanza della Regione Lazio IO NON MI FERMERÒ!!! L’art. 32 Cost. “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Arriverò fino alla Corte Costituzionale per far rispettare la carta dei nostri diritti!”.