IL DNA PARLA CHIARO: ‘IL DELITTO DI YARA È FIRMATO DA BOSSETTI’, I GIUDICI D’APPELLO CONFERMANO L’ERGASTOLO

“Ha agito vigliaccamente nei confronti di una ragazzina giovanissima e indifesa, aggredita, per motivi sicuramente spregevoli, colpita violentemente per tre volte al capo con un corpo contundente, colpita per almeno nove volte al collo, al petto, alla schiena, ai polsi, al gluteo, alla gamba con tale forza anche da procurare lesioni ossee, e lasciata morire in preda a spasmi e inaudite sofferenze in un campo abbandonato e lontano a causa del freddo e delle ferite. Dopo aver occultato il corpo di Yara in un campo isolato e difficilmente raggiungibile, ha continuato a vivere con assoluta indifferenza. E nel suo interrogatorio non ha esitato a gettare ombre e gravissimi sospetti, e per questo non merita nessuna attenuante”. Dunque Massimo Bossetti ha assassinato la piccola Yara che aveva respinto e combattuto il suo approccio sessuale, come dimostra la traccia genetica dell’imputato trovata sul corpo della 13enne. Questa è la prova della sua colpevolezza: è la motivazione con la quale i giudici d’appello hanno ritenuto di confermare la sentenza all’ergastolo, emessa il 17 luglio scorso, come il luglio 2016 nel processo di primo grado. Ricordiamo che la giovane ginnasta scomparve all’uscita dalla palestra del suo comune, Brembate (Bergamo), il 26 novembre 2010. Il suo corpo, dopo tre mesi di ricerche, venne ritrovato il 26 febbraio in un campo abbandonato di Chignolo d’Isola.
M.