Si protraggono da ormai 3 mesi le incessanti polemiche scatenatesi dopo che le province di Trento e Bolzano hanno fatto la prima apertura alla cattura e uccisione di lupi e orsi. Una questione spinosa e particolarmente delicata che ha portato il Consiglio dei ministri ad impugnare la legge delle province di Trento e Bolzano, dopo la raccolta delle proteste susseguite in questi mesi, soprattutto dal fronte animalista. Il governo ha dunque rivendicato il potere di decidere sulle questioni relative alla fauna selvatica. ?”E un atto necessario e dovuto”, ha spiegato al termine del Cdm il ministro dellAmbiente Sergio Costa, perché “lesercizio delle potestà di deroga ai divieti sulla fauna selvatica sono in capo allo Stato e non possono essere demandate agli enti locali. Abbiamo chiesto alle province di modificare la legge, ma non è stato fatto, quindi non abbiamo avuto scelta”. Ma non si può però parlare di chiusura definitiva: “se le leggi di Trento e Bolzano venissero modificate e si avviasse una piena collaborazione”, spiega ancora Costa, “sono certo che in maniera integrata e condivisa si potranno attivare tutti quegli strumenti di prevenzione fondamentali per favorire la presenza dei grandi carnivori in natura, senza pesare sulle attività zootecniche tipiche di quei territori”. Il ministro prende ad esempio il Piano Lupo che “comprende ben 22 azioni di gestione della specie e la convivenza con lUomo e le sue attività” e che “intendo presto portare in Conferenza Stato Regioni”.?
Sulla stessa linea anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro: “interveniamo per porre rimedio ad un vulnus normativo e chiediamo alle Province di essere responsabili, mettendo da parte la propaganda per rendersi disponibili al dialogo costruttivo”. Ora, spiega ancora, “il Governo intende salvaguardare i principi costituzionali e promuovere al tempo stesso unintesa con gli enti locali per la definizione di una strategia che consenta di gestire in modo corretto la coesistenza tra uomo e specie animali”.?Ad esultare in prima linea il Wwf, schieratosi dalle primissime ore contro le due leggi: questi provvedimenti, ha spiegato lente in una nota, “rappresentavano un precedente gravissimo. La fauna è un bene indisponibile dello Stato e la gestione delle specie più importanti e minacciate va fatta almeno su base nazionale, avendo una visione complessiva e non localistica della loro conservazione, tanto da essere regolata da Direttive Europee ed internazionali”.