Un presente drammatico ed un futuro cupo. Il conflitto mediorientale rischia di assestare un altro durissimo colpo all’economia italiana, già pesantemente segnata dalla guerra in Ucraina. È su questo che si concentra la riflessione dell’associazione Codici, che sottolinea il rischio di nuovi aumenti nel mercato dell’energia e, soprattutto, dell’inflazione.
“Abbiamo già vissuto gli effetti pesanti dei rincari nell’energia – dichiara Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici – e quanto sta accadendo in Medio Oriente ripropone lo scenario prodotto dalla guerra in Ucraina. Parliamo, infatti, di un’area strategica per quanto riguarda gas e petrolio. Il conflitto in corso sta moltiplicando l’incertezza e c’è il rischio di un boom dei prezzi delle materie prime. C’è chi paventa anche una stagflazione globale, soprattutto se la guerra dovesse allargarsi. Situazioni del genere pesano ancora di più per Paesi dipendenti dalle importazioni di gas e petrolio, come l’Italia”.
Dunque, rimarca ancora Giacmelli, “In un quadro del genere il rischio di un nuovo innalzamento dell’inflazione è concreto, con tutte le conseguenze del caso, dall’aumento dei prezzi all’ulteriore caduta dei salari. La tragedia della guerra colpisce profondamente. Si resta senza parole di fronte a quanto sta accadendo in Medio Oriente, teatro di un’escalation di violenza che sta sconvolgendo il mondo intero. Mai come in questo momento il ruolo della politica è fondamentale”.
Quindi, ha poi concluso il segretario segretario nazionale di Codici, “Nell’immediato e nel futuro bisogna lavorare ad una tregua su cui gettare le basi per la pace e, al tempo stesso, adottare iniziative in grado di contenere gli effetti economici del conflitto mediorientale. Dopo la pandemia e la guerra in Ucraina, Paesi come l’Italia rischierebbero di subire un colpo da cui sarebbe difficilissimo riprendersi. L’Italia e l’Europa tutta debbono rivedere la loro politica estera e frenare questa incosciente corsa verso il baratro”.
Max