“Ormai i dati ufficiali ci dicono che il 95% dei positivi è asintomatico. Ciò rende del tutto irrazionale e non scientifico voler inseguire gli asintomatici puntando al contagio zero tramite i tamponi molecolari“.
Desta stupore vedere lunghe code di persone, senza apparenti sintomi, attendere con calma il loro turno per sottoporsi al tampone. Ma non c’è da stupirsi, spiega il past president delle Società italiana ed europea di virologia, Giorgio Palù.
Come spiega infatti il virologo: “I risultati del tampone arrivano tardi, dopo qualche giorno, mentre la ‘punta’ di contagiosità è di 2-3 giorni. Oltretutto gli studi ci dicono che oggi i pazienti hanno una bassa carica virale. Quanti sono contagiosi? Ora come ora il tracciamento degli asintomantici è irrealizzabile“. Dunque, suggerisce ancora Palù, mai come in questa fase urge implementare i test rapidi antigenici che, “come si legge su un editoriale sul ‘Nejm’, sono molto più predittivi, si fanno in 5 minuti, possono essere ripetuti e sono anche meno invasivi. E vanno fatti ai “sintomatici e ai loro contatti“
Piuttosto, guardando all’attuale situazione del Paese, il past president delle Società italiana ed europea di virologia, riassume: “oggi abbiamo 5.000 ricoverati, il 6% dei positivi, contro i 30mila del picco a marzo-aprile. Si tratta in molti casi di soggetti paucisintomatici, e molti sono ricoveri sociali: persone anziane e sole. L’età media dei positivi è di 42 anni. Questo evidenzia ancora una volta che la situazione è ben diversa”, rispetto a quella vissuta nell’imminenza della scorsa primavera.
Quindi Palù invita tutti a prestare attenzione, a guardare alla misura più importante, “quella che ci deve allarmare, e che non è più l’indice Rt, quanto invece l’andamento della curva di riproduzione virale, che è di tipo esponenziale: ormai è un’iperbole. Se l’incidenza cresce, giocoforza aumenteranno i ricoveri e i decessi. E questo – conclude l’esperto – anche se ormai abbiamo visto che Covid ha una letalità relativamente bassa: oscilla tra 0,3 e 0,4%”.
Max