IL ‘NY TIMES’ RIVELA CHE IL CLAMOROSO CASO DOPING DEGLI ATLETI RUSSI NON HA ACCERTATO NULLA: ASSOLTI IN 95 SU 96

    Quando è esploso ‘il botto’ ha fatto il giro del mondo, ora che è stato assodata l’insufficienza delle prove a carica della ‘presunta’ colpevolezza degli atleti russi rispetto all’accusa di essersi dopati in occasione ai Giochi olimpici e paralimpici estivi e invernali da Londra 2012 a Soochi 2014. Da parte dei media non c’è stato nessun clamore. Eppure, scrive il ‘New York Times’ rivelando il contenuto dei documenti interni all’agenzia mondiale antidoping (Wada), risulterebbe che addirittura 95 atleti russi su 96, sarebbero assolti dall’accusa di doping. Come fa giustamente notare il quotidiano americano (e dunque non certo tenero con i russi), “C’è da domandarsi se le strategie della Russia per la distruzione delle prove siano state efficienti al punto da impedire la prosecuzione dei procedimenti , o se i dirigenti abbiano adottato un approccio troppo soft nell’adozione delle sanzioni”. Come rivela ancora il ‘NY Times’, Olivier Niggli – direttore generale della Wada – in un report interno scrive che “Le prove disponibili non sono state sufficienti per sostenere, contro questi 95 atleti, l’accusa relativa una violazione delle norme antidoping”. Inoltre, aggiunge ancora il quotidiano statunitense, l’ex responsabile dell’antidoping russo, dottor Grigory Rodchenkov, non è mai stato ascoltato dagli inquirenti.
    M.