Lintenzione era delle migliori: dare lopportunità agli utenti dei social, di mostrare i propri dubbi o perplessità specialmente in questi giorni di promesse elettorali e gossip – circa la veridicità di alcune notizie circolanti nel vari social. Notizie che verranno poi filtrate dalla Polizia postale la quale, verificandone lautenticità o meno, deciderà se smentirle pubblicamente, rimuoverle o, in presenza di un reato, segnalarla quindi all’autorità giudiziaria. Ma il bottone rosso presente nel sito online della Polizia, pensato dal Viminale, non ha riscosso il plauso pensato. Presentando liniziativa, volta a combattere fake news e bufale, il ministro Minniti aveva spiegato che servirà “a tutelare le persone di fronte a clamorose notizie infondate. Uno strumento del tutto trasparente e legittimo di servizio pubblico aveva affermato ieri il titolare degli Interni – senza nessuna idea di entrare nel dibattito politico”. Come dicevamo però, le reazioni seguite a questa iniziativa non hanno avuto laccoglienza immaginata, neppure tra i media stessi. Ad esempio, lideatrice del Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia, Arianna Ciccone, ha commentato: “Quello che preoccupa e inquieta, è la mentalità che sottintende una iniziativa del genere. Un Ministero dell’Interno che delega la polizia a stabilire cosa è vero e cosa è falso. Lo fanno per proteggere i cittadini disarmati dalle false informazione. Non è compito dello Stato stabilire la verità. Quello lo fanno nei regimi autoritari. E se non siamo di fronte a un attacco diretto alla libertà di espressione, siamo comunque a piccole gocce di “veleno” instillate nelle vene della nostra democrazia”. Non a caso, tra i commenti più ricorrenti esternati dagli utenti, il concetto è sempre più o meno lo stesso: “strumento per zittire l’informazione scomoda”, “censura di Stato”, “delazione di Stato”, “irragionevole”, “metodo inefficace, che autorizza il ministero degli Interni a dirci qual è la verità”. Tra laltro, si domandano in molti: “Chi controllerà i controllori?”. Affiancato dal Grabiellki, capo della Polizia, il ministro Minniti ha tenuto a chiarire che non cè “Nessun Grande Fratello” e, soprattutto, non ci sarà nessuna interferenza con la campagna elettorale, nessun intervento sulle dichiarazioni di esponenti di partiti, nessun Grande Fratello che farà le pulci alle opinioni politiche ma solo un servizio pubblico che già, c’era e che vuole essere migliorato e reso più efficiente in un momento delicato per il Paese come è quello delle elezioni”. Vedremo allatto pratico.
M.