(Adnkronos) – I sintomi dell’infezione da Virus respiratorio sinciziale (Rsv) possono essere difficili da distinguere dall’influenza o da altre infezioni respiratorie come Covid-19 ed è spesso complesso arrivare a una diagnosi precisa. “Il testing è essenziale perché, altrimenti, non abbiamo diagnosi eziologica”, cioè “non possiamo essere certi che si tratti di Rsv, con tutto quello che ne consegue, sia in termini di valutazione del fenomeno, che della terapia”. Così Emanuele Amodio, professore associato di Igiene all’università degli studi di Palermo, intervenendo a latere del simposio ‘L’Rsv negli adulti. Il nemico nascosto’, durante il 55esimo Congresso nazionale della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) che si è appena concluso a Padova.
L’esperienza pandemica però potrebbe facilitare l’adozione di questa procedura. “Tutto quello che la popolazione ha imparato a conoscere – tamponi molecolari e antigenici – ha aiutato”, osserva Giancarlo Icardi, professore ordinario di Igiene all’università di Genova. Se attualmente si usano i test per “fare diagnosi differenziale con test di laboratorio di Covid, ora l’approccio futuro con i test molecolari”, nel caso di Covid negativo, spiega Icardi, si indagherà che “tipo di virus sia. Sappiamo che i virus influenzali e respiratori sinciziali sono ai primi due posti nel colpire la popolazione e danno complicanze e soprattutto esiti fatali. Ci sono delle stime – aggiunge l’esperto – che in Italia ci siano 3700 over 65 che ogni anno muoiono per complicanze da Rsv”.
Le persone in età adulta avanzata sono esposte a un rischio maggiore di contrarre il virus e sviluppare malattia severa, così come i soggetti con patologie cardiache e polmonari croniche. Tuttavia, a oggi – è emerso dall’incontro – tra coloro che presentano sintomi da infezioni respiratorie acute, una percentuale molto bassa viene testata per il virus respiratorio sinciziale. A questo riguardo, sempre più evidenze dimostrano come un sistema di sorveglianza allargato possa garantire una corretta caratterizzazione dell’epidemiologia, contribuendo all’utilizzo più appropriato di risorse mediche e farmacologiche come, per esempio, le terapie antibiotiche.