Seppur legale, l’alcol è una potente droga che può determinare dipendenza. Il suo consumo è poi connesso ad una grandissima varietà di problemi sanitari fisici e psichici (lesioni, disturbi mentali o comportamentali, patologie gastrointestinali, cardiovascolari, dell’apparato scheletrico, del sistema immunitario, dell’apparato riproduttivo, tumori e danni prenatali) in misura proporzionale alla dose ingerita. L’Istituto europeo dipendenze (Ieud) interpretando i dati allarmanti diffusi dall’Istituto superiore di sanità (Iss), secondo i quali la pandemia ha fatto impennare fino al 250% il consumo di alcol in casa, lancia un sito verticale (dipendenzadaalcol.it) con informazioni dettagliate per far fronte a questa dipendenza. Al suo interno anche un questionario di autovalutazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, elaborato per l’identificazione dei disordini alcol-correlati, che si è rivelato efficace ed accurato nell’identificare il consumo rischioso e dannoso di alcol.
Sono le famiglie gli alleati migliori dell’Istituto europeo dipendenze (Ieud), quando in casa si ha a che fare con una persona affetta da uso problematico di alcol. La pandemia – si legge in una nota – ha influito sui nostri comportamenti. I locali chiusi, il maggior tempo libero a disposizione, la solitudine e l’ansia hanno spinto molte persone ad aumentare il proprio consumo di alcolici. A volte questo comportamento è inconsapevole, quasi sempre chi indulge in qualche bicchiere in più tende a sottostimare fortemente questo ulteriore consumo. Chi invece di questa crescita è pienamente consapevole sono le aziende produttrici di alcolici e i colossi della distribuzione online che si sono ormai da mesi attrezzati per sfruttare al meglio questa opportunità di business. Comprare online vino, birra, superalcolici o addirittura cocktails che vengono consegnati nel giro di mezz’ora direttamente a casa e alla giusta temperatura, è diventata una prassi consolidata per molti giovani e non solo nelle principali città italiane.
L’Iss attira l’attenzione sull’incremento delle vendite di alcol, che sarebbe stato del 180% nei primi sei mesi dell’anno con aumenti per le enoteche online addirittura del 425%. E se è boom di acquisti tra giovani nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni (+209,2%), c’è stata una crescita di interesse anche nella fascia degli over 65. Ad acquistare alcolici online sono soprattutto gli uomini, la cui percentuale è salita del +100,6% nel 2020, rispetto alle donne, la cui percentuale è comunque cresciuta del +65,3% nello stesso periodo. “E’ un segnale preoccupante che anche noi riscontriamo – dice Raffaele Lovaste, direttore di IEuD -. Sono aumentate di oltre il 20% le richieste di aiuto pervenute al nostro Istituto, da parte dei familiari di persone affette da consumo problematico di alcol. E’ infatti in famiglia, in situazioni di lockdown più o meno stretto, che fortunatamente si sta allentando, che può diventare insopportabile condividere le giornate con chi beve”.
Mentire sul consumo di alcolici è un tratto caratteristico del forte bevitore. Un recente sondaggio condotto in Inghilterra ha evidenziato che un terzo degli intervistati non dice la verità sulle proprie abitudini di consumo di alcol; di questi il 59% mente al proprio medico, il 43% ai genitori, il 40% agli amici, il 37% al partner, il 32% ai colleghi di lavoro, il 31% ai figli. “Si comincia col mentire sull’effettivo consumo di alcolici e si finisce col nascondere le bottiglie negli armadi, camuffare le bevande versandole in contenitori innocui come bottiglie per l’acqua o boccette di profumo per poterli avere sempre a disposizione. Così facendo – continua Lovaste – si innesca un circuito pericoloso che può portare alla dipendenza. La famiglia diventa quindi fondamentale per intercettare questi comportamenti ed è una nostra preziosa alleata nel decodificare la corretta situazione del familiare”.
Al di là di prendersi cura della persona con problemi di alcol, la peculiarità di Ieud – dettaglia la nota – è quella di intervenire anche sui suoi familiari più prossimi, indicando loro i modi più corretti per affrontare gli enormi problemi che una dipendenza da alcol porta nella vita quotidiana. Durante la pandemia, il 63% degli italiani che bevono in modo rischioso ha aumentato il consumo con possibilità di evolvere verso una vera e propria dipendenza. Tra i 2 milioni e mezzo “a basso rischio”, il 28% beve di più arrivando al livello di “rischio salute”.
Con questi numeri allarmanti l’Istituto europeo dipendenze deve fare i conti ogni giorno, per questo ha organizzato un team di terapeuti che fornisce anche assistenza online, perché solo uscendo dai comportamenti omertosi che l’alcolismo induce, si può sperare di uscirne, spiega l’Ieud, specializzato nel trattamento delle dipendenze. Fondato nel 2016 a Milano, dove ha sede, l’Ieud si caratterizza per innovativi percorsi di cura ‘da casa”‘ usando le nuove tecnologie. Priorità di chi è affetto da una dipendenza è proteggere con particolare attenzione la propria vita privata e la propria identità durante il percorso terapeutico, per questo Ieud – ricorda la nota dell’Istituto – ha attivato numerosi protocolli di tutela della privacy.