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“I test sierologici sono affidabili, ora subito i test per la Fase 2”, raccomanda l’infettivologo

Fare i test sierologici è importante per mappare la popolazione che è venuta a in contatto con il coronavirus. Capire quanto il virus ha circolato. Da alcuni dati preliminari di laboratori, privati, del Nord emergono numeri impressionanti: la prevalenza va da un minimo del 12% ad un massimo del 20%. Se prendiamo in considerazione solo il primo dato vuole dire che su 60 milioni di italiani abbiamo avuto 5-8 mln di positivi. Probabilmente più al Nord che al Sud. Questi primi dati evidenziano la necessità di fate i test sierologici. Spero che il ministero della Salute scelga rapidamente quale sia quello migliore e si proceda”.

E’ quanto sostiene il direttore delle Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Oltretutto, proprio in questi giorni, chiamato ad esprimersi sul merito, il Comitato tecnico scientifico dovrà pronunciarsi su quale – o quali – test sierologico sia meglio usare.

“Non si tratta affatto di un esame di serie B”

Ben vengano i test sierologici, prima alle categorie a rischio e poi mano mano a tutti – rimarca l’esperto infettivologo –  E’ fondamentale e non è un esame di serie B, come qualcuno dice impropriamente, ma complementare per fare la sieroprevalenza e capire quanto realmente il Covid-19 ha colpito gli italiani. Per far partire la Fase 2 nel nostro Paese è importante sapere quanto ha circolato il virus“.

“E’ dal 15 febbraio che facciamo questi test”

De resto, fa notare ancora Matteo Bassetti, “I test sierologici si fanno in tutto il mondo. Noi l’abbiamo detto per primi in Liguria e io e il mio staff abbiamo fatto la nostro sierologia il 15 febbraio”. Oltretutto, si aggiunge, ”Si parla anche del test sierologico per dare la ‘patente’ alle persone per tornare a lavorare. Sull’immunità ci sono diverse teorie, si parla di 6-12 mesi o di qualche anno di protezione. Io propendo più per la seconda ipotesi, visto anche come si comportano altri coronavirus, ma quello che è importante è che si possa arrivare a coprire il tempo che ci manca allo sviluppo di un vaccino. E credo che l’immunità possa coprire questi mesi”.

“Rischio in luoghi chiusi, molto meno all’aperto”

Infine, rispetto alle molte teorie ipotizzate, come il rischio rappresentato dall’uso dell’aria condizionata, l’esperto ribatte che  Io credo di no, ma forse bisognerà valutare in ambienti chiusi dove ci sono soggetti che aerosolizzano grandi quantità di virus. Credo però che i filtri siano in grado di trattenere questo virus”, ha aggiunto Bassetti ricordando ancora una volta che  il coronavirus non viaggia nell’aria esterna da solo, ma viene trasportato tramite goccioline emesse da una persona infetta che starnutisce o tossisce. Sulla nave da crociera in Giappone si era detto del potenziale rischio. Ma ad esempio escludo qualsiasi rischio per chi viaggia in aereo“. Infine, riguardo ai rischi legati agli spazi ridotti, come nel caso di locali come i ristoranti od i parrucchieri, l’infettivologo obietta che “Su questi casi occorre valutare singolarmente“.

Max