HOT DOG, SALSICCE, CARNI LAVORATE E PROSCIUTTO SECONDO L’OMS SAREBBERO CANCEROGENE AL PARI DEL FUMO. UN ALLARME ’A META’’

    salumi-31.jpg (398×270)

    Un allarme prima lanciato e poi prontamente ridimensionato: come per tutte le cose, si sono affrettati a specificare medici e politici (la Lorenzin invita ad avere ’Buonsenso’ a tavola), dipende sempre dalle quantità. D’altra parte, andare a ’ferire’ un Paese come il nostro sull’alimentazione, qui, dove il prosciutto è ’il pane quotidiano’ di un indotto che abbraccia centinaia di migliaia di lavoratori, è forse un po’ azzardato. Ma nadiamo per ordine. La guerra alla carne trova ora un suo severo alleato nell’Oms che equipara il consumo della carne rossa alla stregua di fumo ed alcol. In particolare quella lavorata: secca, in scatola, salsicce, hot dog e prosciutto e salsicce, rappresenterebbero una seria minaccia ad altissimo rischio cancerogeno. E lo spiega attraverso una meticolosa ricerca pubblicata su ‘Lancet Oncolgy’ dove, l’International Agency for Research on Cancer (Iarc), ha affidato a 22 ricercatori di 10 differenti paesi, le circa 800 pagine di cui si compone la letteratura scientifica che esamina l’incidenza del consumo di carni rosse su dodici differenti tipi di tumore. “I risultati del gruppo di lavoro – sottolinea Christopher Wild, direttore dell’Iarc – devono far riflettere sulla possibilità di rivedere le attuali raccomandazioni sui limiti all’assunzione di carne. Allo stesso tempo però questo alimento ha un alto valore nutrizionale. Quindi è essenziale che i governi e le agenzie regolatorie internazionali intervengano per bilanciare i rischi e i benefici del consumo di carne rossa e lavorata e forniscano le migliori raccomandazioni dietetiche alla popolazione”. Il risultato fa davvero paura: consumare 50 grammi di carne rossa al giorno aumenta del 18% il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto. Un’incidenza di poco superiore all’insorgenza del cancro alla prostata o del pancreas. “Per una persona il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto – spiega il capo dell’Iarc Monographs Programme, Kurt Straif  – a causa del consumo di carne rimane basso, ma aumenta se si esagera con le quantità. In considerazione però del gran numero di persone che nel mondo mangiano giornalmente questo alimento, l’impatto globale sull’incidenza dei tumori è un fattore importante per la salute pubblica”. A fronte di questo studio, gli esperti hanno così inserito la carne lavorata (unitamente ad altre 113 sostanze) nel ’Gruppo 1’, relativo alle sostanze cancerogene dell’Iarc in quanto, a fronte di “sufficienti prove che l’elevato consumo di questo tipo di alimento può aumentare il rischio di cancro del colon-retto”. Resta comunque alto il rischio anche per il consumo di carne rossa, ora inserita nel ’Gruppo 2’: “Ci sono prove limitate che il consumo di questo alimento possa provocare il cancro negli esseri umani”. Il gruppo di lavoro dell’Iarc ha inserito nella definizione di ’carni rosse’ manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra. Mentre per ’carni lavorate’, l’Iarc ha inteso quella trasformata attraverso la salatura, la stagionatura, la fermentazione, l’affumicamento o altri processi che ne aumentano il sapore o ne migliorano la conservazione. Ora l’attenzione è spostata verso un alimento tanto caro agli italiani, come il prosciutto: pensiamo a marchi leader del made in Italy come il Parma o il San Daniele, che esportano milioni di ‘pezzi’ per il mondo…. Cosa ne sarà se equiparati a un pacchetto di sigarette?

    Max