Si riaccende il focolaio della democrazia nella regione amministrativa speciale cinese. Domenica sera gli i manifestanti , tornati in mole nelle strade, hanno puntato il palazzo del Governo trovando la dura opposizione della polizia civile di Hong Kong. Gli scontri son proseguiti tutta la notte assistendo a una vera guerriglia urbana dove le forze dellordine cercavano di arrestare lavanzata dei rivoluzionari cercando di espugnare le roccaforti improvvisate dagli studenti. La nottata ha portato decine di feriti, quaranta arresti e lo sgombero da parte delle forze dellordine degli accampamenti nel tunnel Lung Wo e nel Parco di Tamar.
Leung Chun-ying, leader del governo locale di Hong Kong, ha esortato, non senza minacce, i manifestanti a desistere dai loro intenti
Non vogliamo arrestare persone durante lo sgombero. Avranno la fedina penale sporca e le loro possibilità di studiare e lavorare allestero saranno compromesse. Da oggi in poi, la polizia svolgerà il proprio dovere in modo risoluto. Chiedo agli studenti che stanno pensando di tornare stanotte nella zona occupata di non farlo.
Inquietante la timidezza dei governi occidentali, rei di non aver condannato apertamente la politica di repressione attuata da Pechino nei confronti dellex colonia britannica; inquietante in quanto abbiamo da una parte un impressionante numero di cittadini che chiedono a gran voce un sistema elettivo democratico a suffragio universale e dallaltra il governo cinese che in risposta alle manifestazioni che due mesi fa bloccarono Hong kong per diversi giorni, dopo aver palesato lintenzione di sedersi a un tavolo per discutere con i manifestanti, ha indetto una votazione riguardante la modalità delle prossime elezioni del 2017 riservandosi però un comitato di grandi elettori perlopiù fedeli al partito comunista cinese.
Il silenzio occidentale proviene probabilmente dal timore di perdere accordi faticosamente raggiunti con Pechino ma il punto è che la questione non dovrebbe riguardare equilibri internazionali ma piuttosto elementi basici di filosofia politica come il contratto sociale. Una collettività di individui limita le proprie libertà a favore della volontà generale per avere, spicciolamente, protezione e per avere una comunità efficiente. Dal momento in cui gli individui della comunità disconoscono i saggi che li governano, giustamente o meno, e chiedono di eleggere autonomamente nuovi sovrani, nuovi saggi non vi è più alcuna validità ontologica del contratto tra i governatori e i cittadini, se non quella della sottomissione dichiaratamente prepotente, e la legittimità della prepotenza in Occidente non può e non deve essere tollerata.
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