“Un concerto che non ho mai fatto nella mia vita. Oltre alla Gaga Symphony Orchestra di Treviso, ci sono sul palco Gnu Quartet per gli archi e la mia band storica. È uno spettacolo che mischia un tessuto musicale, una contaminazione fra generi vari. Un artista che ha 50 anni di carriera alle spalle deve farsi tentare dal suono orchestrale. L’orchestra cambia tutto, tutti i pezzi mi hanno riservato delle sorprese, da ‘La donna cannone’ a ‘Generale’. E qua e là mi commuovo. È un concerto tutto da ascoltare. La musica è liquida, cambia nel tempo, non si presta ad essere ingessata: rifare Rimmel come è stata scritta nel 1975 sarebbe un falso in atto pubblico, perché quel De Gregori non c’è più e anche i musicisti non sono gli stessi”.
Reduce dalle ‘clamorose’ venti serate primaverili al Teatro della Garbatella, dove ogni sera cambiava la scaletta e sul palco ha ospitato i colleghi amici di una vita, Francesco De Gregori ha letteralmente ‘incantato il pubblico della Terme di Caracalla, proponendosi in una dimensione orchestrale. Una location meravigliosa, ha poi affermato il cantautore alla cronista dell’agenzia di stampa AdnKronos, Antonella Nesi, “che dà un’emozione incredibile. I luoghi non sono indifferenti. Detto questo, mi piace pure fare musica in posti sperduti. Lo faccio con la stessa gioia”.
La ‘prima’ di questo emozionante ‘De Gregori & Orchestra – Greatest Hits Live’, con il quale girerà il Paese fino a chiudere settembre, propone una scaletta formata venti canzoni (“Ho sacrificato una quarantina di canzoni – spiega De Gregori – e per forza di cose, ho tolto i pezzi molto ritmici”), tra quelle più vicine all’esecuzione strumentale dei 40 fantastici elementi che lo affiancano sul palco, brani che pur cambiando ‘tappeto’ non perdono tuttavia la loro natura fortemente emotiva: “è come avere dei figli che un giorno li vesti in un modo e un giorno in un altro ma sempre figli sono – afferma infatti il cantautore – L’orchestra non ha preso il sopravvento sul mio modo di cantare ma sviluppa delle linee sinfoniche che erano solo sottointese nella struttura originale dei pezzi e che qui vengono fuori. Ci sono pezzi, come ‘Pablo’, che con l’orchestra trovano una dimensione lirica importante… Certo – aggiunge – Ho sacrificato una quarantina di canzoni e per forza di cose, ho tolto i pezzi molto ritmici”.
Il calore che i quasi 5mila spettatori di Caracalla gli hanno trasmesso non lo tentano però in termini di autocompiacimento: “Mi sento un uomo di spettacolo che salta sul palco, che canta, che ogni sera ha un’intenzione diversa. Se mi sento un pezzo di storia? Ho scritto canzoni che sono piaciute, alcune rimarranno più di altre ma questo monumentalizzare il lavoro che faccio non mi piace. Perché io ho i calli sulle dita, sono un chitarrista, uno che ogni sera non sa che giacca mettersi…”. Come è logico che sia, vista la bellezza e l’atmosfera di questa dimensione live orchestrale (“Un concerto che non ho mai fatto nella mia vita. Oltre alla Gaga Symphony Orchestra di Treviso, ci sono infatti con lui sul palco gli Gnu Quartet per gli archi e la mia band storica. È uno spettacolo che mischia un tessuto musicale, una contaminazione fra generi vari”), molto probabilmente diverrà un disco ma, avverte subito l’artista denunciando anche una situazione discografica ormai morente, “solo ad uso personale. Non lo pubblicherò perché non voglio pubblicare dischi che non vendono più né pezzi che le radio non passano”. .
Tra i suoi prossimi appuntamenti luoghi di altrettanto pregio storico come il Teatro Antico di Taormina e, il 21 settembre, l’Arena di Verona. E con lui, ad aprire il concerto, ogni sera c’è il giovane e promettente Francesco Tricarico, che il cantautore ha scelto personalmente come ‘guest’: “La sua ‘sghembità’ me lo rende un po’ gemello. L’ho conosciuto durante i miei concerti alla Garbatella e gli ho chiesto questa cosa. Anche perché a mio avviso i nostri pubblici, anche se diversi, sono in grado di apprezzare entrambi i nostri repertori”. E se lo dice Lui, antesignano del miglior cantautorato…
Max