Teoricamente, per noi mediterranei, è un panino farcito con una polpetta di manzo. Poi però, dopo i primi morsi, quando il retrogusto inizia ad inondare il palato con una sensazione a dir poco amabile, ci si rende conto che se oggi il mondo intero celebra l’Hamburger, con una giornata dedicata, una ragione c’è.
Come spiega il nome stesso, le sue origini risalgono al 1800 alla città tedesca di Amburgo, dove i natanti caricavano migliaia di europei per regalare loro il sogno americano. E a bordo di queste navi il pasto principale era appunto composto da questo disco di carne di manzo macinata.
Tale fu il successo che, già nel 1904 (complici appunto gli emigranti teutonici), l’Hamburger si guadagnò un posto nella gastronomia a stelle e strisce alla Fiera di Saint Louis, dove veniva servito tra due fette di pane. Un pasto pratico e veloce, per l’appunto ‘fast’.
Di qui più tardi, l’idea di commercializzarlo attraverso specifici locali, dove dare l’opportunità si saziarsi velocemente, a costi irrisori e, possibilmente, soddisfacendo anche le papille gustative. Così, fino ad arrivare all’attuale successo del Mc Donald, attraverso i ‘fast food’, in breve tempo l’Hamburger-mania ha prima conquistato l’America, e poi il mondo intero.
In realtà, i primi ‘fast food’ sono nati nel 1860 in Inghilterra, dove veniva servito il celebre piatto di ‘Fish & Chips’, pesce e patatine fritte.
Tra le curiosità, la grande crisi economica degli States del 1929, che per qualche tempo incise anche sulle abitudini alimentari. Era il 17 gennaio del 1929, quando il disegnatore Elzie Crisler Segar fece esordire su una famosa striscia di fumetti un suo personaggio: Popeye. Da noi conosciuto come ‘Braccio di ferro’, il simpatico marinaio guercio da un occhio, aveva braccia muscolose ed una forza sovrumana. Come dicevamo in quel momento imperversava la povertà, e sulle tavole non c’erano grande possibilità di alimenti costosi. Per i bambini poi, notoriamente poco avulsi al consumo di verdura – che in quel momento costituiva invece la base della cucina – il consumo delle verdure era una vera forzatura. Così, vista la simpatia riscossa da Popeye, in un secondo momento venne accostato alla sua forza il consumo di spinaci: anche se circondato da più nemici, Popeye ingurgitava la sua scatoletta per poi sparigliarli come birilli. Un messaggio diretto ai più piccoli, avvalorato dalla ‘leggenda’ che facevano bene perché ‘ricchi di ferro’ (cosa veritiera, ma non nelle quantità pubblicizzate). Il messaggio arrivò, e tale fu la ripresa del consumo di verdure, che i coltivatori di spinaci di Crystal City (una località del Texas), decisero di erigere una statua per ringraziare Popeye. Questo per spiegare, accanto al marinaio, la figura ‘flaccida’ dell’altrettanto simpatico Poldo Sbaffini (apparso infatti poco dopo), maldestro e codardo, mosso soltanto da un’incontenibile gola per gli hamburger, che ingurgitava a quantità pazzesche. Tuttavia, con la ripresa economica, Poldo (nella foto), andrà assumendo posizioni più di rilievo, cercando di non associare più la sua pessima fama all’esagerato consumo di hamburger.
Oggi, oltre all’intramontabile cheese-burger, si distinguono il chicken, ed il bacon-burger ma, sempre attenti alle nuove esigenze, i produttori stanno investendo anche nelle varianti vegetariane, che rispetto al 2019, in termini di ordinazioni sono già cresciute del 22%.
Basti pensare che, soltanto nel 2020, in Italia ne sono stati ordinati a domicilio qualcosa come oltre 300mila chili, segnando un incremento del 27% rispetto all’anno precedente. Un trend la cui crescita è spaventosa, considerando che in questi primi mesi del 2021 le ordinazioni sono già state 135mila, circa il 46% di tutto il 2020.
A testimonianza che non è tanto la praticità, quanto il gradimento che questo panino esercita nei consumatori, il fatto che non è la densità abitativa a fare la differenza fra le città che ne ordinano di più. Infatti se al primo posto in Italia c’è la popolosa Roma (che nel 2020 ne ha ordinati 52mila chili), subito dopo segue invece Genova (con 24.499 kg). Quindi Milano, Torino e, in competizione con la pizza, segue Napoli (con 9.150 kg).
Un pasto trasversale l’Hamburger, visto che è consumato dal 53% dei maschi, e dal 47% delle femmine. Equamente distribuito anche per fasce d’età: il 38% dei suo fan è composto dai 25-34enni, il 25% dai 35-44enni, e per il 12% dai 45-55enni. A differenza di quanto si pensa, la cosa curiosa è che soltanto il 18% della fascia 18-24 anni consuma regolarmente l’Hamburger.
Dunque godiamocelo questo International Burger Day, senza sensi di colpa o culturali. Del resto, lo stesso Nando Meniconi (personaggio sordiano in ‘Un americano a Roma’), prima di buttarsi sui maccheroni, elogia lungamente il cibo americano, per poi definirlo spazzatura… ma in quegli anni l’Hamburger era ancora lontano, oltre l’Oceano.
Max