(Adnkronos) – Hamas prende ancora tempo sulla proposta di tregua e rilascio degli ostaggi. I leader stanno esaminando l’accordo elaborato da Israele, Qatar, Egitto e Stati Uniti, ma è necessario più tempo per “annunciare la nostra posizione”, fa sapere Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas in Libano, come riporta The Times of Israel. Hamas, ricorda Hamdan, è “aperto a discutere qualsiasi iniziativa per porre fine a questa barbara aggressione contro il nostro popolo palestinese”.
Ma mentre conferma che il gruppo ha ricevuto la proposta di tregua elaborata dai mediatori a Parigi, Hamdan dice che l’accordo non è stato ancora raggiunto e che al piano mancano alcuni dettagli. “Annunceremo presto la nostra posizione”, “basata sul nostro desiderio di porre fine il più rapidamente possibile all’aggressione che subisce il nostro popolo”, aggiunge. Una fonte di Hamas afferma che l’attuale proposta di tregua in tre fasi include una pausa iniziale di sei settimane nei combattimenti che vedrebbe il rilascio di alcuni ostaggi per i prigionieri palestinesi.
Intanto è stata rinviata una visita al Cairo prevista per questo weekend di una delegazione di Hamas impegnata nel negoziato sul rilascio degli ostaggi ed il cessate il fuoco, scrive il giornale qatarino “The New Arab”, che cita fonti egiziane e di Doha, mentre una fonte di Hamas ha spiegato che “il rinvio della visita di qualche giorno è dovuto a ulteriori consultazioni con le forze di resistenza a Gaza riguardo alla proposta sugli ostaggi” che è stata presentata dopo la riunione dei giorni scorsi a Parigi tra il capo del Mossad, il capo della Cia, dell’intelligence egiziana e del premier del Qatar.
Prosegue però incessante il lavoro della diplomazia internazionale per arrivare a un accordo. Il capo dell’agenzia di intelligence turca Ibrahim Kalin ha incontrato il leader di Hamas Ismail Haniyeh a Doha, in Qatar, ha riferito l’emittente statale turca Trt, secondo cui i due hanno discusso proprio degli sforzi per un cessate il fuoco a Gaza, dei prigionieri israeliani ancora detenuti nella Striscia e della consegna di aiuti umanitari.
E l’Ue cerca di dare una spinta all’intesa mettendo sul piatto il riconoscimento dello Stato palestinese. L’Unione europea “non può riconoscere alcuno” Stato, “non abbiamo questo potere, lo hanno gli Stati. Ma so che alcuni Stati membri dell’Ue stanno pensando” di riconoscere ufficialmente la Palestina, ha affermato l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell. La soluzione a due Stati, aggiunge, “non cresce sugli alberi”: se la si vuole perseguire, bisogna “lavorare” perché diventi realtà.
La ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib spiega che in Belgio “abbiamo il riconoscimento dello Stato palestinese nell’accordo di governo. Aspettiamo il momento buono”. Tuttavia, la ministra ricorda anche che Ungheria e Repubblica Ceca hanno “riconosciuto lo Stato palestinese, ma questo non ha cambiato le politiche”, dato che ora sono “percepiti come molto vicini a Israele. Questi riconoscimenti simbolici non cambiano molte cose, malgrado il fatto che sono certamente importanti e che stiamo valutando di farlo. Vogliamo un piano di pace, che dia una prospettiva politica per un vero Stato” palestinese, conclude.