(Adnkronos) – Gli ostaggi nelle mani di Hamas a Gaza “non torneranno vivi alle loro famiglie fino a quando Netanyahu e i comandanti dell’Esercito non accetteranno le condizioni” poste dal gruppo terroristico palestinese, a cominciare dalla cessazione completa delle ostilità nella Striscia. E’ la posizione ribadita da Hamas per bocca del membro dell’ufficio politico del gruppo, Osama Hamdan, che ha parlato anche del procedimento per genocidio che si aprirà oggi all’Aja contro Israele: “Chiediamo alla Corte internazionale di giustizia di non cedere alle pressioni dell’amministrazione americana, che è un partner nella continuazione della guerra contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza”.
Per Hamas, “parlare della uscita (delle fazioni palestinesi) della resistenza dalla Striscia di Gaza è una mera illusione”, ha poi ommentato Hamdan in riferimento ad una proposta circolata su alcuni media israeliani per un accordo che includerebbe l’esilio dei leader di Hamas dalla Striscia in cambio di un cessate il fuoco permanente.
L’emittente israeliana Channel13 aveva riferito di un piano sostenuto dal Qatar che prevederebbe il ritiro dell’Idf dalla Striscia di Gaza in cambio dell’esilio dei capi del gruppo terroristico e del rilascio graduale di tutti gli ostaggi tenuti nell’enclave palestinese. Ma Hamdan ha ribadito che “non ci saranno iniziative se non si parla della fine totale della guerra”.
Le forze israeliane che operano nell’area di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, hanno intanto localizzato un tunnel dove erano tenuti gli ostaggi di Hamas. Lo ha detto il portavoce delle Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, assicurando che “stiamo continuando a operare con determinazione, sopra e sotto terra a Khan Younis. Le forze hanno trovato un tunnel lì, dove gli ostaggi risiedevano in condizioni difficili sotto terra”.
L’inviata delle Nazioni Unite sulle violenza sessuali si recherà intanto Israele e in Cisgiordania per raccogliere informazioni sulle accuse di stupri commessi da Hamas in occasione dell’attacco del 7 ottobre. Lo ha reso noto l’Onu, secondo cui Pramila Patten, che è il rappresentante speciale del segretario generale sulla violenza sessuale nei conflitti, sarà in missione alla fine del mese.
“Incontrerà sopravvissuti, testimoni e altri colpiti dalla violenza sessuale per identificare i modi per sostenerli. Intende anche incontrare ostaggi e detenuti rilasciati di recente. Sarà accompagnata da esperti in interviste sicure ed etiche, prove forensi, analisi digitale e responsabilità”.
L’Onu ha precisato che il viaggio di Patten non è destinato “a essere di natura investigativa” e le sue scoperte saranno incluse in un rapporto annuale sulla violenza sessuale.