(Adnkronos) – Esponenti di Hamas si sarebbero detti disponibili con i mediatori internazionali a discutere di un accordo sul rilascio di alcuni degli ostaggi israeliani – civili, donne e bambini – in cambio di una significativa pausa nei combattimenti. A riferirne sono stati funzionari egiziani citati dal Wall Street Journal. Il gruppo in precedenza – sottolinea il Wsj – aveva respinto qualsiasi proposta che non comportasse un cessate il fuoco permanente: l’annuncio – scrive – fa registrare un cambiamento significativo da parte di Hamas, che per settimane ha insistito sul fatto che avrebbe negoziato sugli ostaggi solo nel quadro di un accordo globale che avrebbe portato ad una cessazione permanente della guerra.
Donne, ma anche uomini, sottoposti ad abusi sessuali. Ragazze vestite e trattate come bambole dai loro carcerieri. L’incubo di gravidanze provocate dagli stupri. E’ un catalogo degli orrori quello raccontato oggi da ex ostaggi in una drammatica seduta davanti ad una commissione parlamentare, che si aggiunge alle numerose prove di violenze sessuali durante l’attacco del 7 ottobre compiuto da Hamas.
“L’ho visto con i miei occhi” – ha detto l’ex ostaggio Aviva Siegel, rapita assieme al marito Keith, ancora a Gaza – “le ragazze prigioniere erano come mie figlie. I terroristi portavano loro vestiti inappropriati, vestiti per bambole e le trattavano come loro bambole. Bambole a cui puoi fare quello che vuoi, quando vuoi”. “Mi sento come se fossi ancora lì.. Anche i ragazzi vengono abusati, come le ragazze. Almeno non rischiano di aspettare un figlio, ma anche loro sono trattati come bambole”, ha aggiunto Siegel, parlando davanti ad una speciale commissione della Knesset sugli abusi sessuali collegati al 7 ottobre, secondo quanto riferiscono i media israeliani.
Intanto, in risposta ai “continui attacchi” degli Houthi contro le navi in transito nel Mar Rosso, “le forze armate degli Stati Uniti e del Regno Unito, con il sostegno di Australia, Bahrain, Canada, Paesi Bassi e Nuova Zelanda”, hanno condotto ulteriori attacchi contro otto obiettivi nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi, in conformità con il diritto intrinseco all’autodifesa individuale e collettiva in linea con la Carta delle Nazioni Unite”. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.
“Questi attacchi – si legge inoltre nel testo che riporta una dichiarazione congiunta dei governi di Albania, Australia, Bahrein, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Guinea-Bissau, Ungheria, Italia, Kenya, Lettonia, Lituania, Montenegro, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Polonia, Repubblica di Corea, Romania, Regno Unito e Stati Uniti – sono stati voluti per bloccare e limitare la capacità degli Houthi di continuare con i loro attacchi contro il commercio globale e i marinai di tutto il mondo, evitando l’escalation”.
“Gli oltre trenta attacchi che gli Houthi hanno lanciato contro navi commerciali e militari da metà novembre – prosegue – costituiscono una minaccia per tutti i paesi che dipendono dal trasporto marittimo internazionale. Condanniamo questi attacchi e chiediamo che vi si ponga fine. Sottolineiamo inoltre che coloro che forniscono agli Houthi le armi per condurre questi attacchi stanno violando la risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. La risposta internazionale del 22 gennaio ai continui attacchi degli Houthi ha dimostrato la volontà condivisa di sostenere i diritti e le libertà di navigazione e di difendere la vita dei marinai da attacchi illegali e ingiustificabili”, conclude.
Gli Houthi ”stanno attaccando in modo indiscriminato le navi nel Mar Rosso e cercando di chiudere una via marittima fondamentale”, ma questo è ”inaccettabile” e la loro capacità di attacco ”va indebolita”. Allo stesso modo ”non dobbiamo accettare” la narrativa dei miliziani yemeniti che giustificano i loro attacchi con la solidarietà per i palestinesi nella Striscia di Gaza. Così il ministro degli Esteri britannico David Cameron, il quale ha sottolineato che ”la Gran Bretagna e gli Stati Uniti”, autori dei raid contro obiettivi Houthi, ”vogliono veder fine al più presto la guerra a Gaza”.
Con i raid contro gli Houthi, ha proseguito Cameron che si recherà in visita in Medio Oriente questa settimana, si vuole ”lanciare il messaggio più chiaro possibile” che alle parole seguiranno i fatti. Il ministro si è detto ”fiducioso” sul fatto che i raid possano indebolire le capacità degli Houthi di colpire i mercantili che attraversano il Mar Rosso e diminuire la capacità dei miliziani di aumentare la tensione nella regione.