E’ stato un grande campione di calcio, non solo nel suo paese ma, soprattutto in Europa, dove si è distinto giocando in diversi club prestigiosi, prendendo parte anche a competizioni internazionali. Ha giocato anche in Italia (Torino, Parma ed Inter). Nato ad Adapazarı, – in Turchia – il 29 luglio del 1971, nel corso della sua lunga carriera calcistica Hakan Şükür ha giocato ben 709, segnando ben 332 reti. Nella sua nazionale ha segnato invece 51 gol in 112 presenze, detenendo ancora oggi, nella nazionale turca, il record di gol.
Per lui i problemi sono iniziati proprio quando non avrebbe più dovuto averne, godendosi in pace i soldi meritatamente guadagnati. Lasciato il calcio Şükür si è fatto tentare dalla strada politica, un percorso che, inevitabilmente, lo ha portato a ‘sfidare’ (essendo così popolare) nientemeno che un ‘politico di razza’ come Erdogan il quale, prendendo al volo l’occasione, lo inserì tra quanti nel 2016 tentarono il colpo di stato in Turchia.
Così oggi, a 48 anni, per sopravvivere Hakan Şükür guida le auto sotto l’egida di Uber, cercando di racimolare qualcosa in più scrivendo ogni tanto qualche libro. Intervistato dal ‘Welt am Sonntag’, l’ex calciatore si è lasciato andare ad un lungo sfogo denunciando: “Non mi è rimasto più niente“. Dietro il suo disastro c’è il presidente Erdogan: “Si è preso tutto ciò che era mio. Guadagno guidando per Uber e vendendo libri. Quale sarebbe stato il mio ruolo? Fino a oggi nessuno è stato in grado di spiegarlo – denuncia Hakan Şükür – Ho fatto solo cose legali nel mio Paese. Possono indicare quale crimine avrei commesso? No, sanno solo dire traditore e terrorista. Sono un nemico del governo, non dello Stato o della nazione turca. Adoro la mia bandiera e il nostro Paese”.
Poi, non senza amarezza, l’ex idolo calcistico ed oggi esule suo malgrado, ripercorre le umiliazioni subite: “Hanno lanciato pietre nella boutique di mia moglie, i miei figli sono stati molestati per strada, ho ricevuto minacce dopo ogni mia dichiarazione. Quando me ne sono andato hanno rinchiuso mio padre e tutto ciò che avevo è stato confiscato. È stato un momento molto difficile per la mia famiglia. Chiunque aveva a che fare con me aveva difficoltà finanziarie“.
Max