A quanto apprende l’Adnkronos da fonti, sarebbe di nazionalità haitiana l’uomo rapito a Port au Prince insieme all’ingegnere italiano Giovanni Calì della società Bonifiche Spa. Il sequestro, ad opera di un gruppo armato, è avvenuto mentre i due stavano ispezionando un cantiere stradale nella capitale haitiana.
Un membro del gruppo armato avrebbe contattato il socio locale di Calì, facendo riferimento al pagamento di un riscatto, anche se senza avanzare richieste specifiche, ma esprimendo comunque minacce all’incolumità degli ostaggi.
I rapitori dell’haitiano sequestrato avrebbero chiesto un riscatto da mezzo milione di dollari. In particolare, i rapitori si sarebbero messi in contatto con la famiglia del collaboratore di Calì avanzando una richiesta esplicita di 500mila dollari per il rilascio del loro congiunto. Non sarebbe avvenuta invece la stessa cosa per quanto riguarda il rapito italiano: i sequestratori, infatti, pur essendosi messi telefonicamente in contatto con il socio locale di Calì, nel colloquio avrebbero fatto cenno alla necessità di un riscatto per il rilascio ma senza indicare una cifra.
Sempre a quanto apprende l’Adnkronos da fonti ben informate, Giovanni Calì ha bisogno di farmaci: elemento, questo, che rende ancora più necessario accelerare sulle fasi della sua liberazione, alla quale si sta lavorando alacremente. Tra gli altri elementi, si valuta il ricorso a un mediatore che possa stabilire un contatto con il gruppo di sequestratori, strategia che sarebbe quella consigliata dalle autorità di Port au Prince.