(Adnkronos) – Guerra Ucraina-Russia, le sanzioni, decise dall’Ue da quando la mattina del 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina, sono solo gli ultimi di una lunga serie di misure, decise nei confronti di Mosca dal 2014 ad oggi, da quando cioè Vladimir Putin ha cominciato ad intervenire militarmente nell’ex repubblica dell’Urss, invadendo la Crimea e appoggiando le entità separatiste del Donbass. Il totale dei soggetti sanzionati è salito ormai da 21 persone nel 2014 a ben 893 individui e a 65 società o enti oggi, salvo alcuni individui deceduti o entità dissolte nel frattempo.
Le sanzioni contro la Russia sono ormai numerose ed enumerarle tutte non è facile, specie dopo la raffica di provvedimenti approvati nelle ultime settimane. Le misure varate nei giorni scorsi riguardano anche la Bielorussia, che ha assistito Mosca nell’attacco contro Kiev: il regime di Aleksandr Lukashenko è oggetto di sanzioni Ue dal settembre 2020, dopo le violente repressioni delle manifestazioni contro la rielezione del dittatore, ottenuta grazie ad estesi brogli elettorali. Ecco una panoramica delle sanzioni, una per una.
ANNESSIONE DELLA CRIMEA – Le sanzioni sono iniziate nel 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Il 24 febbraio di quell’anno Putin manda gli ‘omini verdi’, militari senza insegne, a prendere possesso della penisola, che viene annessa il 18 marzo. L’Ue condanna l’annessione illegale e adotta misure individuali, semestrali (conosciute come regime integrità territoriale) che prevedono il congelamento dei beni, il blocco dei contratti e il divieto di ingresso nell’Ue per i 21 individui ritenuti responsabili dell’annessione della Crimea (il numero dei sanzionati è poi cresciuto negli anni successivi). Sempre nel 2014, sono state decise misure economiche settoriali, di durata annuale (rinnovabili e rinnovate fino al 23 giugno 2022): blocco del commercio e degli investimenti per i settori delle infrastrutture, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell’energia, dell’oil & gas e del turismo, sempre riguardanti la Crimea.
Nel luglio 2014 è stato anche introdotto un regime semestrale (conosciuto come regime destabilizzazione), rinnovato da allora, per le azioni di destabilizzazione dell’Ucraina condotte dalla Russia, che prevede limitazioni al rifinanziamento (acquisto e vendita di obbligazioni, prestiti) nei confronti di cinque banche statali (Sberbank, Gazprombank, Vtb Bank, Rosselkhozbank e Vnesheconombank), di tre società attive nel settore dell’energia (Rosneft, Transneft, Gazpromneft) e di tre nel settore della difesa (Oboronprom, United Aircraft Corporation, Uralvagonzavod).
Deciso anche un embargo sul materiale militare da/verso la Russia, nonché il divieto di esportazione di beni a duplice uso a tutti gli utilizzatori finali militari e a nove utilizzatori ‘misti’. E’ stato anche introdotto un regime di preventiva autorizzazione all’esportazione per materiali e tecnologie per il settore energetico, divieto di esportazione di materiali e tecnologie per l’esplorazione e l’estrazione di petrolio e gas in acque più profonde di 150 metri.
GLI AVVELENAMENTI DI SKRIPAL E NAVALNY – Il 4 marzo del 2018 a Salisbury, in Inghilterra, l’ex ufficiale militare russo Sergej Skripal e la figlia Yulia vengono avvelenati con un agente nervino, il Novichok. Si scoprirà poi che a perpetrare l’attacco sono stati agenti del Gru, il servizio segreto militare russo. L’Ue reagisce nel gennaio 2019, disponendo il congelamento dei beni, il blocco dei contratti e il divieto di ingresso nella Ue per quattro funzionari russi in connessione con l’attacco di Salisbury. Ulteriori 6 individui e un’entità sono stati aggiunti all’elenco nell’ottobre 2020, in reazione al tentato avvelenamento di Aleksej Navalnyj, oppositore di Vladimir Putin poi arrestato al rientro in patria dalla Germania, dove era stato accolto e salvato.
I CYBERATTACCHI – La Russia ha anche condotto attacchi informatici contro obiettivi occidentali. L’Ue nel luglio 2020 ha pertanto disposto il congelamento dei beni, il blocco dei contratti e il divieto di ingresso nell’Unione per sei individui e un’entità della Federazione Russa, in connessione al tentativo di intromissione e violazione dell’Opac, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, avvenuto nel 2017, e all’attacco cibernetico avvenuto contro il Bundestag, la Camera bassa del Parlamento tedesco, nel 2015.
L’ARRESTO DI NAVALNY – L’Ue ha poi adottato, alla fine del 2020, un nuovo regime per la violazione dei diritti umani nel mondo. All’inizio del 2021, in questo quadro, l’Ue ha disposto il congelamento dei beni e il divieto di ingresso in Ue per 6 individui, in reazione all’arresto e alla condanna di Aleksej Navalnyj e alle gravi violazioni dei diritti umani commesse in Cecenia, e per ulteriori 3 cittadini e un’entità della Federazione Russa in relazione alle attività del gruppo paramilitare Wagner in vari Paesi. Tutte queste misure erano già in vigore prima che la crisi ucraina, che durava da anni con una guerra ‘a bassa intensità’ (relativamente) nel Donbass, deflagrasse in una guerra aperta, con l’invasione del territorio ucraino da parte dell’esercito russo.
PUTIN RICONOSCE LE REPUBBLICHE DEL DONBASS – Subito dopo che Vladimir Putin ha annunciato il riconoscimento delle repubbliche secessioniste di Donetsk e Luhansk, con cui la Russia ha stracciato gli accordi di Minsk, l’Ue, il 23 febbraio 2022, ha deciso una serie di misure, anzitutto economiche settoriali, che integrano il regime di destabilizzazione del luglio 2014: divieto di transazioni su nuovi titoli e strumenti finanziari con la Federazione Russa, il suo governo, la Banca Centrale Russa e le entità controllate.
E’ stato introdotto, sempre il 23 febbraio, un nuovo regime annuale riguardante gli Oblast, o province, di Donetsk e Luhansk, simili a quelle introdotte per la Crimea: blocco del commercio e degli investimenti per i settori delle infrastrutture, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell’energia, dell’oil & gas e del turismo.
E’ stato poi integrato il regime integrità territoriale: la lista delle persone designate è stata ampliata includendo 27 figure di spicco del governo russo tra cui il ministro della Difesa Sergej Shoigu, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale Dmitrij Medvedev, il primo ministro Michail Mishustin, il ministro dello Sviluppo economico Maxim Reshetnikov; i vertici militari; alcuni oligarchi, inclusi i membri della famiglia di Evgenij Prigozhin, conosciuto come ‘il cuoco di Putin’ per gli affari nella ristorazione, i presidenti delle banche Vtb, Andrey Kostin, e Veb, Igor Shuvalov; 338 parlamentari della Duma che hanno votato per il riconoscimento delle due repubbliche; 3 banche (Veb, Psb, Rossiya Bank) e una società informatica attiva nella manipolazione delle informazioni online, per un totale di 555 individui e 52 entità.
PUTIN ATTACCA L’UCRAINA – Due giorni dopo, il 25 febbraio 2022, all’indomani dell’attacco all’Ucraina, a Bruxelles vengono adottate altre sanzioni. Anzitutto alcune misure economiche settoriali, che allargano ulteriormente il regime destabilizzazione: nel settore finanziario, viene esteso il divieto di finanziamento anche ad Alfa Bank e Otkiritie Bank, oltre che a Rossiya Bank e Promsvyazbank, già sanzionate con il congelamento dei beni per il sostegno alle attività nel Donbass.
Misure analoghe sono approvate nei confronti di una serie di imprese a controllo pubblico (Almaz-Antey, Kamaz, Novorossiysk Commercial Sea Port, Rostec, Russian Railways, Jsc Po Sevmash, Sovcomflot, United Shipbuilding Corporation). Viene vietata la quotazione nelle Borse Ue alle società a controllo pubblico registrate in Russia; proibito anche concedere prestiti e crediti alle società sanzionate, comprese quelle già listate nelle tornate precedenti (fatti salvi i contratti già stipulati al momento dell’entrata in vigore del pacchetto).
Alle banche dell’Ue è proibito accettare depositi superiori a 100mila euro da persone fisiche o giuridiche con cittadinanza russa o residenti in Russia (con alcune eccezioni). Alle stesse persone si applica il divieto di accesso ai servizi di gestione di titoli azionari e per i valori mobiliari emessi dopo il 12 aprile 2022.
Il 25 febbraio vengono introdotti anche dei controlli sulle esportazioni: viene esteso l’embargo ai materiali a duplice uso anche per uso non militare e utenti finali non militari, con alcune deroghe. In ogni caso, il trasferimento è bloccato se c’è il sospetto che gli utilizzatori finali siano quelli compresi in un elenco, che passa da 9 a 64 e include servizi segreti, istituti di ricerca militare, società dei settori chimico, navale, della difesa e dell’aerospazio, comprese Rostec, Irkut e Russian Helicopters.
Per quanto riguarda il commercio, scatta il divieto di utilizzare finanziamenti pubblici per investimenti e scambi commerciali con la Russia, con alcune deroghe. Nell’energia, punto delicatissimo perché diversi Paesi Ue sono a tutt’oggi pesantemente dipendenti dal petrolio, dal gas e dal carbone russi, viene introdotto il divieto di trasferimento di beni e tecnologie adatti alla raffinazione di greggio, nonché l’assistenza tecnica e finanziarie connessa (c’è una clausola transitoria fino al 27 maggio 2022 per i contratti già stipulati).
Nei settori aeronautico e spaziale scatta il divieto di fornire beni, tecnologie, servizi di assicurazione, di revisione e riparazione adatti all’uso, anche non originari dell’Unione, a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Russia o per un uso in Russia. Il settore aeronautico e spaziale viene inoltre esplicitamente escluso da varie deroghe settoriali; prevista una deroga solo per la cooperazione intergovernativa nei programmi spaziali. Viene inoltre vietata la vendita di aerei, pezzi di ricambio ed equipaggiamenti, una misura che potrebbe compromettere seriamente il funzionamento dell’aviazione civile in Russia: secondo stime Ue, circa il 75% della flotta russa è costruita negli Usa, in Ue e in Canada.
Scattano anche misure individuali, a integrazione del regime integrità territoriale: vengono inclusi nella lista il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergej Lavrov (limitatamente al congelamento dei beni e al blocco dei contratti), ulteriori 73 parlamentari della Duma, 6 membri del Consiglio di Sicurezza russo e 19 figure di spicco dell’Esercito e del Ministero della Difesa bielorussi che hanno facilitato le operazioni belliche contro l’Ucraina. Il totale dei soggetti listati passa così a 670 individui e 55 entità. Viene sospeso, in parte, l’accordo tra l’Ue e la Federazione Russa sulle facilitazioni al rilascio dei visti.
IL SECONDO ROUND DI SANZIONI – Il 28 febbraio, l’Ue approva un secondo pacchetto di misure, sempre per l’attacco all’Ucraina. E’ composto anzitutto da sanzioni economiche settoriali: vietate le transazioni relative alla gestione delle riserve e degli asset della Banca Centrale Russa e di ogni altra entità che opera per suo conto o sotto la sua direzione. Viene introdotto il divieto di atterraggio, decollo e sorvolo sul territorio di tutta l’Unione Europea per gli aerei, inclusi i jet privati, gestiti da operatori russi o di proprietà di persone fisiche o giuridiche russe.
Adottate anche misure individuali, a integrazione del regime integrità territoriale, aggiungendo alla lista dei sanzionati, tra gli altri, l’ad di Rosneft, Igor Sechin, già responsabile del Kgb nel Mozambico e poi volto noto dell’alta finanza milanese; i portavoce del presidente Vladimir Putin e del ministro degli Esteri, Sergej Lavrov; giornalisti e registi che hanno partecipato alle attività di propaganda e disinformazione e, tra le entità, la principale compagnia di assicurazioni russa, Sogaz. Il totale dei soggetti listati è passato a 696 individui e a 56 entità sanzionati.
IL TERZO PACCHETTO – L’indomani, il primo marzo 2022, l’Ue ha adottato un altro pacchetto di sanzioni. Vengono decise misure di contrasto alla disinformazione: messa al bando delle trasmissioni di Russia Today e Sputnik, ritenuti il braccio della propaganda e della disinformazione del Cremlino, e delle loro sussidiarie negli Stati membri Ue.
Vengono escluse dal sistema di messaggistica finanziaria Swift sette banche russe (Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Bank Rossiya, Sovcombank, Vnesheconombank, Vtb Bank). L’elenco non comprende Gazprombank e Veb, due grandi banche essenziali per la compravendita di idrocarburi. Viene vietata l’esportazione di banconote denominate in euro verso la Russia, salvo per uso personale e per le necessità delle missioni diplomatiche. Vietati i nuovi investimenti in progetti finanziati dal Russian Direct Investment Fund, con limitate deroghe per i contratti già firmati.
LE SANZIONI ALLA BIELORUSSIA – L’indomani, il 2 marzo, l’Ue ha adottato sanzioni contro la Bielorussia, in ragione dell’aiuto dato da Minsk alla Russia per invadere l’Ucraina. Sono, in particolare, misure economiche settoriali, che integrano le sanzioni già in vigore: fine delle deroghe temporanee sui contratti stipulati prima dello scorso giugno nei settori del potassio, del tabacco, del petrolio e degli idrocarburi gassosi, dei prestiti, dei crediti e delle assicurazioni.
Vengono previste nuove restrizioni su commercio di oli minerali, cloruro di potassio, legno, cemento, ferro e acciaio, gomma, nonché alcuni tipi di macchinari, con limitate deroghe temporali (tre mesi) per i contratti in corso. Vengono allineate le restrizioni settoriali e sui materiali a duplice uso stabilite nei confronti della Russia. Adottate, oltre a quelle economiche, anche misure individuali: congelamento dei beni e divieto di ingresso in Ue per 22 figure di spicco delle forze armate bielorusse.
IL QUARTO PACCHETTO – Il 9 marzo, visto che l’attacco all’Ucraina non si è fermato, un’altra sventagliata di sanzioni è stata adottata dall’Ue, nei confronti sia della Russia che della Bielorussia: blocco delle transazioni relative alle riserve e agli asset della Banca Centrale Bielorussa, divieto di quotare in Borsa o di fornire servizi di Borsa in Ue per le società bielorusse con partecipazione statale superiore al 50%, divieto di fornire sostegno finanziario al commercio; divieto per le banche Ue di accettare depositi superiori a 100mila euro da soggetti bielorussi; divieto di vendere titoli denominati in euro; divieto di esportare in Bielorussia banconote denominate in euro.
Viene introdotto l’obbligo per le banche Ue di notificare alle autorità nazionali e comunitarie entro il 27 maggio 2022 una lista dei depositi superiori a 10omila euro detenuti da soggetti bielorussi o da residenti in Bielorussia che abbiano ottenuto la cittadinanza Ue (inclusi i beneficiari di schemi di passaporti o visti ‘d’oro’). Vengono escluse da Swift tre banche bielorusse: Belagroprombank, Bank Dabrabyt, Development Bank of the Republic of Belarus.
Vengono poi inasprite e integrate altre misure economiche settoriali nei confronti della Federazione Russa: blocco delle esportazioni di beni e tecnologie per la navigazione marittima (tra cui equipaggiamenti radio); inserimento delle attività cripto tra le ‘transferable securities’ di cui sono proibite le transazioni; divieto di fornire servizi finanziari al Russian Maritime Register of Shipping; revisioni delle disposizioni sui progetti delle pmi e sulle deroghe per i cittadini Ue (estese all’Area economica europea e alla Svizzera).
Viene poi esplicitamente inserito il National Wealth Fund Russo tra gli enti a cui si applicano le misure previste per la Banca Centrale Russa, che controlla il Fondo. Adottate anche misure individuali, con la designazione di 160 individui (imprenditori e membri del Consiglio della Federazione che hanno votato in favore del riconoscimento delle repubbliche separatiste).
IL QUINTO PACCHETTO, ABRAMOVICH E IL LUSSO – Infine, l’ultimo pacchetto, quello del 15 marzo, particolarmente ‘ricco’. Vengono adottate misure economiche settoriali: come già previsto per i settori dell’aviazione e dello spazio, anche il settore dell’energia (inclusi l’oil & gas, combustibili fossili, generazione di energia e produzione di elettricità, ed escluso il settore nucleare civile) verrà escluso dalle deroghe discrezionali già previste. Le sanzioni vengono però disegnate in modo da preservare il trasporto di combustibili fossili dalla Russia verso l’Ue, che resta dipendente da Mosca sul fronte energetico.
Per i beni utilizzabili per l’esplorazione di giacimenti e l’estrazione di gas e petrolio si passa da un regime di autorizzazione preventiva all’esportazione a un divieto totale di scambi e di prestazione di servizi su tali beni. Sono previste deroghe per il trasporto di petrolio e gas dalla Russia verso l’Unione, tra l’altro.
Scatta un divieto sulle future operazioni di acquisizione di partecipazioni, concessione di prestiti, crediti e finanziamenti, costituzione di joint venture e fornitura di servizi di investimento alle persone fisiche o giuridiche del settore dell’energia operanti in Russia, costituite in base al diritto russo o di uno Stato terzo. Viene stabilito un divieto di importazione, trasporto e assistenza tecnica e finanziaria in relazione ad alcuni prodotti del ferro e dell’acciaio, prodotti o esportati dalla Russia.
Previsto poi un divieto di esportazione di prodotti di lusso dall’Ue verso la Russia (e non viceversa, quindi Mosca non viene privata di valuta pregiata: le misure incidono sulle aziende Ue che esportano in Russia). Lo scopo dichiarato è colpire lo “stile di vita” degli oligarchi vicini a Putin. Non possono più essere esportati verso la Russia (se di valore unitario maggiore a 300 euro, salve eccezioni) cavalli, caviale (può però essere importato il caviale russo nell’Ue), tartufi, vini e bevande alcoliche, sigari, profumi, valigie, abbigliamento, tessuti, calzature, tappeti, gioielli, gemme e metalli preziosi, banconote e monete fuori corso, argenteria, cristalli, elettrodomestici di valore superiore a 750 euro, elettronica di consumo di valore superiore a mille euro, veicoli di valore superiore a 50mila euro (escluse le ambulanze), motociclette di valore superiore a 5mila euro e relativi pezzi di ricambio, orologi, strumenti musicali di valore superiore a 1.500 euro, opere d’arte, articoli sportivi e da gioco.
E’ inoltre vietato effettuare qualsiasi transazione commerciale con le società partecipate in misura superiore al 50% dalla Russia, dal suo governo, dalla Banca Centrale: si tratta di imprese attive nei settori aerospazio (aerei ed elicotteri), difesa (autocarri, sistemi di difesa, missili), estrazione, produzione e trasporto di petrolio, cantieri navali, trasporto di idrocarburi, tra cui Rosneft, Gazprom Neft, Kamaz. Anche in questo caso, ci sono deroghe per le operazioni strettamente necessarie all’importazione verso l’Ue di combustibili fossili e di titanio, alluminio, rame, nickel, palladio e minerali ferrosi e per progetti nel settore dell’energia al di fuori della Russia in cui le imprese listate siano azionisti di minoranza.
Vietato anche prestare servizi di affidabilità creditizia (credit rating) alle persone fisiche residenti in Russia e a quelle giuridiche registrate in Russia a partire da 30 giorni dopo la data dell’entrata in vigore delle misure, con eccezione per soggetti Ue. Tra le misure individuali, sono designate 15 nuove persone (alcuni oligarchi, tra cui Roman Abramovich, dirigenti d’azienda e giornalisti che hanno contribuito alla propaganda del governo russo) e 9 entità (imprese del settore dell’aviazione, della cantieristica navale, delle armi e di intermediazione per prodotti a duplice uso), per i quali è disposto il congelamento dei beni e dei contratti e il divieto di ingresso in Ue. Il totale dei soggetti listati dalla creazione del regime integrità territoriale passa quindi a 893 individui e a 65 entità sanzionati dal 2014 a oggi (salvo alcuni delisting di individui deceduti o entità dissolte nel frattempo).
Separatamente, il Consiglio ha dato il via libera alla Commissione affinché aderisca, a nome dell’Ue, a una dichiarazione multilaterale sull’aggressione della Federazione Russa, con il sostegno della Bielorussia, nei confronti dell’Ucraina, che dovrebbe essere rilasciata nel contesto dell’Omc. Con questa iniziativa verrà disapplicata alla Russia la clausola della nazione più favorita, il che vuol dire, in parole povere, che l’Ue può aumentare a piacimento i dazi sull’import dalla Russia. L’Ue spinge infine per sospendere il processo di adesione della Bielorussia alla Wto. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis non ha escluso che l’Ue possa adottare ulteriori sanzioni contro Mosca, se la guerra di aggressione all’Ucraina continuerà.