Le intercettazioni telefoniche ma anche ambientali, i tabulati telefonici, l’acquisizione e l’elaborazione dei dati contenuti nei telefoni cellulari sequestrati, tra cui “messaggistica, foto, video e altro”. E, ancora, “l’acquisizione dei dati informatici di Facebook, Instagram e social network” con “foto, post e like”. Sono soltanto alcune delle fonti di prova acquisite dalla Procura di Tempio Pausania che indagano sul presunto stupro di gruppo nei confronti di una ragazza italo-norvegese di 19 anni e allegate alla richiesta di rinvio a giudizio per Ciro Grillo, figlio del garante del M5S, e altri tre amici, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Sono tutti accusati di violenza di gruppo. La richiesta dell’emissione “del decreto che dispone il giudizio nei confronti” dei quattro giovani, la cui posizione nel frattempo è passata da indagati a imputati, è stata depositata dal Procuratore capo di Tempio Pausania e la sua sostituta Laura Andrea Bassani il primo giugno, il giorno dopo le dichiarazioni spontanee rese da Ciro Grillo davanti ai Carabinieri di Genova, su delega della Procura sarda. Era stato lo stesso Grillo, attraverso il suo legale, l’avvocato Enrico Grillo, cugino del ragazzo, a chiedere di essere risentito, per la terza volta. Ma il Procuratore ha delegato direttamente i Carabinieri. Una scelta che non sarebbe stata gradita da altri due imputati, Lauria e Capitta, che hanno così rinunciato all’interrogatorio.
Sono due i capi di imputazione che i magistrati di Tempio Pausania contestano ai quattro giovani. Nei confronti sia della ragazza che ha presentato la denuncia che della sua amica, che il 17 luglio del 2019 aveva trascorso la notte nello stesso residence di proprietà di Beppe Grillo, in Costa Smeralda. Il primo episodio riguarda la studentessa italo-norvegese. La ragazza, come ha raccontato la stessa durante gli interrogatori, sarebbe in diverse occasioni. Una prima volta da un ragazzo, Francesco Corsiglia, poi successivamente, dagli altri tre giovani amici che in quel frangente hanno anche girato un video. Lo stesso di cui parla Beppe Grillo e che poi è diventato virale nel quale il fondatore del M5S dice che i giovani non sono colpevoli e che “la ragazza era consenziente”, ricordando che all’indomani era andata a fare kite surf e che ha presentato la denuncia solo dopo una settimana. Racconti molto crudi, come hanno scritto i magistrato nell’atto di accusa. “Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno”, “afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka” e “costretta ad avere rapporti di gruppo” dai quattro giovani imputati che hanno “approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica” di quel momento. Sono soltanto alcune delle accuse della Procura di Tempio Pausania (Sassari) a carico dei quattro ragazzi.
Alla richiesta di rinvio a giudizio sono state allegate anche diverse foto e filmati. E proprio grazie alle foto che i magistrati hanno contestato il secondo capo di imputazione. Riguardano l’amica della studentessa che ha dormito quella notte sul divano. Ciro Grillo ha chiesto di essere risentito per “chiarire la sua posizione” e spiegare ai Carabinieri, durante le dichiarazioni spontanee, che lui non c’era su quelle foto con le pose oscene vicino al viso della ragazza che dormiva. Ci sono anche gli orari di foto e video, allegati alla richiesta di processo. Il video è delle 6.25. Le fotografie sono state scattate, invece, alle 6.39 e alle 7.15. Nella foto delle 6.39 il nome di Ciro Grillo non compare nel capo di imputazione.
I magistrati ribadiscono che non fu “sesso consenziente”, come dice invece la difesa degli imputati. Per l’accusa è stata “violenza sessuale di gruppo”. E per dimostrarlo hanno allegato agli atti, il racconto crudo della giovane che spiega di essere stata stuprata a turno. “Verso le sei del mattino – si legge in un verbale – mentre R. M. (l’amica della vittima ndr) dormiva”, scrivono i magistrati, la giovane è “stata costretta” ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box doccia del bagno, con uno dei ragazzi. “Gli altri tre indagati hanno assistito senza partecipare”. Poi un’altra violenza, costringendo la giovane a bere mezza bottiglia di vodka contro il suo volere. La Procura ha anche una serie di fotografie e immagini che ha inserito nel fascicolo. “La ragazza ha poi perso conoscenza fino alle 15 quando è tornata a Palau”, scrivono i pm. La “lucidità” della vittima “risultava enormemente compromessa” quando è stata “condotta nella camera matrimoniale dove gli indagati” l’avrebbero costretta ad avere “cinque o sei rapporti” sessuali.
Agli atti della richiesta di rinvio a giudizio i pm hanno anche allegato, tra l’altro, “gli interrogatori degli indagati”, “le consulenze informatiche”, la “consulenza psicologica”, le “dichiarazioni di persone informate sui fatti e parti offese” e le informative dei Carabinieri di Olbia, Porto Cervo e Milano Duomo, oltre all’ispezione dell’appartamento “D/37 della località Pevero, residence ‘Case del Golf’ di Arzachena.
Le indagini sono state chiuse per due volte, una prima volta a novembre e una seconda volta a inizio maggio, dopo i nuovi interrogatori dei giovani. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 25 giugno davanti al gup di Tempio Pausania.