“Il Green Pass deve essere esibito, ma immaginare che siano tutti dei farabutti è un’esagerazione. Un controllo a campione per chi esce dai locali può essere fatto dalle forze dell’ordine, ma non si crei uno Stato di polizia nei ristoranti. Il gestore non può chiedere un documento d’identità ai clienti, a meno che il Green Pass non risulti falso. Il cliente però può a quel punto andarsene senza esibire nulla perché il gestore non è titolato a fargli una multa”. Lo ha detto all’Adnkronos il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, commentando la possibilità per i gestori dei ristoranti di chiedere il Green Pass ai clienti, come stabilito dalla circolare del Viminale. Anche il Garante della Privacy ha dato ieri parere favorevole al riguardo.
“Il controllo – sottolinea Mirabelli – può esserci nei pubblici esercizi perché c’è il rischio di contagio nei luoghi chiusi, ma una volta esibito il Green Pass, il gestore di un locale non può fare altre indagini, non deve schedare perché non ha la funzione di individuare una persona. Dove infatti non c’è la necessità di un controllo nominativo si crea un’eccedenza. I vincoli, se ci devono essere, devono essere adeguati e proporzionati all’obiettivo da raggiungere. Inoltre, devono essere temporanei. Per alcune attività è però un onere perché deve avere i requisiti di carattere sanitario”.
“La normativa nazionale sul Green Pass – conclude Mirabelli – non è in contrasto con quella dell’Ue. Non in ogni diversità di trattamento c’è discriminazione. Viene infatti garantita libertà di scelta sul vaccino perché il certificato prevede la possibilità di eseguire un tampone. Credo però dovrebbe essere gratuito per chi non può vaccinarsi per motivi medici. In Germania è gratuito in modo generalizzato. E’ pur vero che si sta andando verso un obbligo vaccinale per gradi, con il Green Pass è quasi un obbligo indotto”.