Da domani, 6 agosto 2021, 270mila bar e ristoranti saranno pronti, pur tra notevoli difficoltà organizzative, al controllo dei green pass dei clienti che consumeranno al tavolo all’interno dei locali. Non manca tuttavia chi, soprattutto tra i bar, ha scelto di eliminare il consumo al tavolo perché non in grado di garantire il controllo dei certificati. L’ipotesi di dover controllare anche i documenti di identità viene vissuta con profondo disagio perché, sottolineano, rappresenta un atto di sfiducia nei riguardi dei clienti e una forzatura perché gli imprenditori e gli addetti non possono svolgere funzioni da pubblico ufficiale.
“La responsabilità dell’uso improprio del green pass – spiega Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio – non può ricadere sulle imprese ed è per questo che fin dall’inizio abbiamo sostenuto la procedura dell’autocertificazione che è stata alla base di tutte le norme varate nei momenti più complicati della pandemia. Occorre immediatamente mettere mano al decreto legge per correggere una distorsione che le imprese faranno fatica ad applicare”.
“Da ultimo va segnalata la difficoltà di quel 40% di imprese che non hanno spazi esterni che si troveranno a respingere i turisti che provengono da quei Paesi che hanno somministrato vaccini non riconosciuti dall’Ema. Un bel paradosso in piena stagione turistica” conclude Fipe.
COLDIRETTI – Da un’analisi della Coldiretti emerge che sono circa 11 milioni gli italiani sopra i dodici anni che saranno costretti a rinunciare a sedersi al tavolo in bar e ristoranti al chiuso dove possono trovare posto solo le persone che hanno avuto almeno una somministrazione di vaccino, sono guarite dal Covid nei sei mesi precedenti o hanno un tampone negativo. L’analisi è stata diffusa in occasione dell’entrata in vigore dell’obbligo del green pass per ristoranti al chiuso, bar (ma non al bancone), cinema, teatri, musei, palestre, sagre, stadi, congressi e grandi eventi.
La misura interessa circa 360mila ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi dei quali solo poco più della metà dispone di spazi all’aperto dove tuttavia sono notevolmente aumentati i coperti grazie alla flessibilità concessa sull’utilizzo degli spazi pubblici. La ristorazione – sottolinea la Coldiretti – è tra i settori più colpiti dalla pandemia con i consumi alimentari degli italiani fuori casa che nel 2020 sono scesi al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per bar, ristoranti, trattorie e agriturismi che hanno dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020.