Macron ha introdotto un duro – e discutibile – giro di vite per arginare i contagi legati alla variante Delta introducendo, dal prossimo 21 luglio, il possesso obbligatorio del green pass covid, per poter cenare nei ristoranti, andare al cinema, o in teatro (ed esteso a tutti quei luoghi dove possono riunirsi più di 30 persone), così come per viaggiare in treno.
Un’iniziativa che ha riscosso grande consenso anche tra le nostre autorità sanitarie ed istituzionali. Il primo ad accoglierla come una ‘buona idea’, è stato il Commissario straordinario per l’emergenza Covid, Figliuolo, il quale ha fermato: “Concordo con Macron sul fatto che la vaccinazione è una delle chiavi per il ritorno alla normalità. Per convincere gli ultimi irriducibili utilizzare il green pass per questo tipo di eventi potrebbe essere una buona soluzione. Potrebbe essere anche una spinta per la vaccinazione”.
Convince il ‘modello Macron’, a condividerlo è anche il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, secondo cui “E’ sicuramente una scelta giusta. Dovremmo farlo anche in Italia, non chieda a me perché ancora non siamo partiti, io a Speranza l’ho detto tante volte. Pensiamo alle discoteche: se concedessimo ai locali di aprire per i clienti con il Green pass, vedrà che avremmo la corsa di chi ha tra i 18 e i 40 anni a vaccinarsi”.
Una soluzione che il responsabile Enti locali della Segreteria nazionale – e deputato Pd – Francesco Boccia, sposa in pieno: “A questo punto della pandemia, con la variante Delta che dilaga, non ci sono alternative: o green pass per tutti gli eventi pubblici o obbligo vaccinale per tutte le categorie a rischio. Non c’è una terza via, inutile girarci intorno, l’alternativa sarebbe l’anarchia auspicata dalla destra negazionista. In Regno Unito, che molti prendono come modello, stanno andando in crisi perché stanno aumentando i contagi proprio tra chi non è vaccinato o chi ha fatto solo la prima dose. Continuiamo con la vaccinazione di massa per arginare i rischi della nuova variante“.
Segue il governatore ligure Toti: “Sul green pass sono d’accordo con la Francia! Da governatore, come potrei spiegare ai cittadini che si sono vaccinati che potrebbero dover di nuovo limitare le loro libertà, nonostante tanti sacrifici, per colpa di chi non si è voluto proteggere? Io mi sono vaccinato. Come me milioni di persone lo hanno fatto per senso civico, per la propria salute e quella degli altri. Non è un obbligo ma credo sia giusto, come ha scelto la Francia, impedire l’accesso a bar, ristoranti, cinema e tante altre attività a chi non ha il green pass o almeno il tampone fatto nelle ore precedenti. Perché queste libertà le abbiamo riconquistate soprattutto grazie a chi quel vaccino l’ha fatto. E non merita oggi di doverci rinunciare per colpa di chi è rimasto a guardare… e spesso a criticare”.
In parte restio all’idea dell’uso obbligatorio del pass vaccinale, è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: ”Per quanto riguarda l’obbligatorietà del Green pass, un conto è se parliamo di discoteche o stadi ma per i ristoranti e i bar è eccessivo anche perché si introdurrebbe un elemento economico: pensiamo alla famiglia che va a mangiare una pizza e li costringiamo a pagarsi il tampone. Io credo che su questo sarei cauto”. Ed infatti tiene a fare un distinguo circa la differenza di suo fra noi e la Francia: “Lo abbiamo già introdotto per i matrimoni, eventi all’aperto, allo stadio, dove ci sono grandi numeri, ma pensare di renderlo obbligatorio per la ristorazione è prematuro. Poi se un ristoratore liberamente fa entrare solo i clienti vaccinati con il green pass è un altro discorso. Veicoliamo il messaggio che è importante vaccinarsi e noi siamo più avanti rispetto alla Francia. Abbiamo vaccinato il 43% della popolazione e loro al 36%“.
Tuttavia c’è anche chi, fra i nostri politici, non condivide affatto invece l’iniziativa del governo francese. E’ il caso di Matteo Salvini che taglia corto: “Vaccino, tampone o Green Pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo”.
Gli fa eco il presidente del veneto, Luca Zaia, che osserva: “Con il Green pass per entrare in bar e ristoranti di fatto il vaccino diventa obbligatorio. Macron faceva prima a dire appunto che il vaccino è obbligatorio”. Il governatore è fermamente convinto che “devono essere iniziative valutate con serietà e soprattutto coordinate. Su questo serve un ‘soft landing’. Ci sono vari scenari: c’è il tema della privacy, non irrilevante. Noi siamo stati bacchettati dal garante per il Green pass negli ospedali”. Soprattutto, rimarca ancora Zaia, “nel momento in cui introduci una misura del genere devi garantire a tutti i vaccini, e non mi sembra che in questo momento ci sia tutta questa disponibilità. E’ una partita da mettere in mano al Cts”. Dunque, conclude, “il dibattito sarà inevitabile a ottobre, tra vaccinati e non vaccinati, su cui le autorità scientifiche dovranno esprimersi”.
Assolutamente contrario si dichiara il governatore lombardo Attilio Fontana che tiene a ribadire: “Io non ho detto che si debba incentivare il green pass. Ho detto che, laddove è stato previsto, siamo nelle condizioni di poterlo applicare, perché la nostra campagna vaccinale sta andando molto bene. In questo momento non ce ne è bisogno, anche perché la campagna vaccinale sta andando molto bene e non abbiamo necessità di usare misure come quelle francesi per incentivarlo. Non è che io chieda l’utilizzo del green pass per andare al ristorante – rimarca concludendo Fontana – Ci sono alcune attività per le quali è richiesto l’utilizzo del green pass, ma ci sono dei conflitti a livello di Garante della Privacy. Non in più, ma dove è già previsto“.
Max