Bocche (quasi) cucite nella Lega. Nessuno, al termine della maratona dei voti di fiducia, a partire dai tre sui Green pass, tra Camera e Senato, nelle ultime 48 ore, vuole parlare delle divisioni nel partito tra ala governista e frondisti. Tanto più che oggi, a Palazzo Madama, il voto non ha dato lo scossone che molti si aspettavano anche dai senatori leghisti, dopo quanto successo a Montecitorio, con il gruppo spaccato quasi a metà, con Borghi e tanti altri a far mancare l’appoggio alla maggioranza.
In Senato si contano meno di un terzo di assenti, tra i 64 leghisti. Tra questi, sui 19 ‘certificati’ dai tabulati che non hanno votato a favore della fiducia, sono 5 quelli che risultavano non giustificati, perché in missione. I nomi sono quelli di Simone Pillon, della toscana Rosellina Sbrana, di Roberta Ferrero, l’organizzatrice del convegno sulle cure domiciliari al Senato, di Armando Siri. E dello stesso Matteo Salvini. Che, in tour elettorale in Calabria, trova il tempo di benedire i suoi parlamentari assenti durante i voti di fiducia: “Se la Lega ha un dibattito – dice – ne sono felice, perché gli altri partiti per ipocrisia, per mantenere la poltrona stanno invece zitti”.
Parole che, almeno stando ai numeri, hanno quasi un effetto ‘soporifero’, almeno in Senato, dove prevale il senso di responsabilità verso il governo. “Certo – dice all’AdnKronos un senatore di prima fila – qualcuno non voterà, ma nessun problema, saremo di nuovo tutti uniti sulle nostre battaglie, a partire da ottobre, con la legge Zan e altre cose da vedere…”. Poi arriva il voto, con il leghista Paolo Augussori, che in Aula ribadisce la fedeltà al governo Draghi, riservando alla Lega il diritto di critica: “Non siamo qui per creare problemi, lo testimoniano i voti ufficiali espressi dal partito”.
Pillon guarda avanti: “Spero che le condizioni pandemiche permettano presto di dimenticare questa misura, che in Europa è adottata con tale invadenza solo da noi”, dice del green pass. Poi torna sulla richiesta dei tamponi salivari, ringraziando il leader Salvini che “ha garantito la libertà di un sano dibattito nel partito”. “Sono stata fuori dall’Aula, sono stata impossibilitata a votare”, risponde all’AdnKronos, Rosellina Sbrana, senatrice toscana della Lega, anche lei assente ‘ingiustificata’ al voto. “Ero fuori, non ho votato, non c’ero”, taglia corto pure Roberta Ferrero.