Per il M5S non è più tempo di post come quello apparso sul Blog di Beppe Grillo nel 2010, dal titolo “Di vaccino si può morire”. Ed è stato lo stesso leader del Movimento Giuseppe Conte, ospite a ‘Di Martedì’, a ribadire l’attuale linea del M5S favorevole al vaccino anti-Covid e al Green Pass, affermando che “in passato” qualche “dubbio sui vaccini” è stato espresso da persone che poi “hanno abbandonato il Movimento”. Ma nel giorno in cui entra in vigore l’obbligo del certificato verde sui luoghi di lavoro (Camera dei deputati e Senato della Repubblica compresi) dal corpaccione parlamentare pentastellato trapela una certa insofferenza verso una misura mai del tutto amata dai grillini o almeno da una parte di loro.
Il deputato Gabriele Lorenzoni per esempio si iscrive senza remore al fronte del No: “Imporre un tampone ogni due giorni sul posto di lavoro a chi ha scelto liberamente di non vaccinarsi”, rimarca il parlamentare parlando con l’Adnkronos, “è discriminatorio, perché individua in una condizione personale (il fatto di non essere vaccinato) una nesso di causalità per cui viene considerato un potenziale infetto, senza nessuna base scientifica”. Secondo Lorenzoni “questo va contro l’articolo 3 della Costituzione, per cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di condizioni personali e sociali. Se invece una persona, per non subire continuamente questa discriminazione sul posto di lavoro, è costretta a subire un trattamento sanitario non obbligatorio contro la propria volontà, questo va contro l’articolo 32 della Costituzione”. Tra l’altro, osserva Lorenzoni, “l’estensione del Green Pass non è compatibile con la nostra Carta dei valori, e in particolare con la parte relativa al ‘riconoscimento della dignità di ogni essere umano’ e al rispetto delle sue libertà fondamentali”.
Anche in questo caso i social si confermano il perfetto terreno di coltura per i semi del dissenso. Basti pensare al post pubblicato su Facebook dalla deputata Carmen Di Lauro, “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari…”: si tratta del celebre sermone antinazista del pastore luterano Martin Niemöller, testo erroneamente attribuito a Bertolt Brecht. “A cosa mi riferivo con quella citazione? Non al Green Pass nello specifico. E’ un riferimento all’odio e alla violenza crescente”, risponde la parlamentare campana all’Adnkronos. Certamente, prosegue, “non mi entusiasma quello che il Green Pass sta creando nel Paese. Ma aspetto di fare i dovuti approfondimenti anche con il lato governativo e tra di noi, come gruppo M5S”.
Sulla sua pagina la senatrice Laura Mantovani pone il seguente quesito: “E se il virus non ci fosse più? Il Green Pass lo teniamo lo stesso?”. E incassa, tra gli altri, il ‘mi piace’ del collega Mauro Coltorti, presidente della Commissione Trasporti e Infrastrutture di Palazzo Madama, anch’egli critico verso il certificato verde. “Sono ripartiti gli scioperi, c’è insoddisfazione”, dice Coltorti all’Adnkronos, “i disordini non possono che preoccupare. Era tanto tempo che questo non si verificava ed è una situazione che non ci lascia tranquilli. Per quanto riguarda i provvedimenti del governo, siccome sono stati presi a maggioranza, io sono un democratico: il mio gruppo ha preso una decisione e io mi adeguo”. Ma personalmente cosa ne pensa del Green Pass? “Sono molto solidale con la senatrice Mantovani. Noi adesso siamo a un numero di decessi molto basso. E diversi esperti sostengono che la causa di molti decessi è stata fraintesa”.
Ovvero? “L’infettivologo Bassetti l’anno scorso rivelò che c’erano incongruenze sull’attribuzione delle morti al Covid”, cosa che, sostiene Coltorti, “è molto probabile avvenga anche ora”. “Il numero di decessi riguarda persone che nella maggior parte dei casi avevano più di una patologia, anziani in condizioni critiche di salute. Non vorrei che” il numero di morti per Covid “fosse esagerato”. Siamo molto avanti con la vaccinazione e dubito che riusciremo ad arrivare al 100%, ci sono irriducibili che rimarranno tali, quindi cosa faremo: andremo casa per casa per vaccinare la gente?”. Ma lei è vaccinato? “Anche in altre occasioni mi è stato chiesto e non lo dico. Queste sono scelte personali”, taglia corto il senatore 5 Stelle.
“La percezione di una costrizione burocratica purtroppo supera lo scopo nobile e giusto del Green Pass”, l’opinione del deputato Giovanni Currò. L’obbligo della carta verde “esacerba il clima”, lancia l’allarme su Facebook Davide Zanichelli. Per il collega Alberto Zolezzi il Green Pass sul lavoro “va valutato con grande attenzione: l’aspetto squisitamente sanitario non è pertinente con questo provvedimento. Lo stesso Istituto superiore di sanità – spiega – ha mostrato che la campagna vaccinale è stata efficace e che la situazione è migliorata. Ci sono state migliaia di persone nelle piazze, anche persone che non si possono definire ignoranti, che ci hanno chiesto un’attenzione maggiore. E probabilmente ora andrà fatto un ragionamento: forse l’estensione del Pass a tutto il mondo del lavoro non ha avuto una base scientifica così forte. Il tema del tampone gratis è delicato, probabilmente può essere questa la ‘pacificazione’ che serve a garantire anche la libertà di opinione”, chiosa Zolezzi.
E proprio nella direzione di quella “pacificazione” auspicata da Beppe Grillo vanno gli emendamenti annunciati da un gruppo di senatori pentastellati, tra cui Danilo Toninelli. “In Commissione al Senato stiamo presentando gli emendamenti M5S per la riduzione del costo dei tamponi e per alcune possibili rimodulazioni dell’obbligo di Green Pass nei luoghi di lavoro”, scrivono i ‘portavoce’ in una nota. “Come ha sottolineato ieri il presidente Conte, il Green Pass è lo strumento della ripartenza per l’Italia, ma non è ignorando i problemi del mondo del lavoro che si offre una soluzione politica”.
(di Antonio Atte)