Green Pass in Italia obbligatorio per entrare nei ristoranti? La maggioranza degli chef non dice di no, purché questo possa servire a evitare un altro aumento dei contagi di coronavirus e, quindi, a scongiurare altre chiusure. La misura è stata già adottata in Francia, mentre qui si tratta solo di un’ipotesi tra le tante che potrebbero finire sul tavolo del governo.
Il green pass per accedere a un ristorante, sul modello francese, viene visto di buon occhio da Cristina Bowerman, chef stellata e titolare di un ristorante a Roma. “E’ giusto, sono sempre stata a favore perché devo tutelare i clienti e i dipendenti”, risponde con convinzione, interpellata dall’Adnkronos. “I miei clienti vogliono sentirsi protetti e anche io, perché una persona non vaccinata può contagiare una persona immunodeficiente. Comunque – spiega – nel mio ristorante già prendiamo la temperatura all’ingresso e chiediamo un documento delle persone che entrano. Da me è così, quindi sono molto favorevole al green pass”.
“Quanto all’operatività della misura eventualmente, – suggerisce Bowerman – si può mettere uno scanner come accade quando si prende un aereo o in stazione, se è verde passi. La logistica non può mai essere un ostacolo alla difesa di un principio più grande”.
“Anche se non mi risulta che ci siano stati focolai nei ristoranti, – aggiunge la chef – se ci fosse stato sarebbero state giustificate tutte le azioni intraprese nei confronti del mondo della ristorazione”. “Io sono ben disposta a prendere precauzioni, ho la metà dei posti di prima e sono felicissima di farlo nel momento in cui mi sento mi senta protetta, però – rimarca – non mi va bene che appena metto il piede fuori dal mio ristorante (a Trastevere) trovo una folla senza mascherine e senza controlli. Se si dice ‘no assembramenti’ e poi si mette il megaschermo come a piazza del Popolo, cosa si vuole che succeda?”, conclude Bowerman.
Anche secondo Davide Oldani, il green pass per frequentare ristoranti, bar e altri luoghi della socialità “è una traiettoria che il governo deve decidere e quello che deciderà andrà bene. Se devo dire la mia, sono per tutelare le persone”. Per lo chef stellato, che ha il suo ristorante a Cornaredo in provincia di Milano, “il vaccino, ad oggi, numeri alla mano, ha aiutato tutti noi per cui il green pass può a dare un’ulteriore spinta a far vaccinare le persone che non lo hanno ancora fatto”.
E così “se da una parte perderemmo una fetta di persone che non fa il vaccino – spiega – dall’altra, tuteleremmo le stesse persone che non fanno il vaccino, le uniche o quasi che possono essere contagiate”.
Quindi per Oldani “se un domani non si può far entrare chi non ha fatto il vaccino, o chi non ha fatto il tampone o non è stato già contagiato dal covid, il green pass servirebbe a tutelare coloro che non fanno queste cose perché potrebbero essere contagiate da potenziali portatori”.
Meno entusiasti Gianfranco Vissani e suo figlio Luca, che rispondono all’unisono: “Il green pass per accedere al ristorante è una follia, ma se dovesse essere l’unico modo per evitare le chiusure dei locali, che green pass sia”. Conversando con l’Adnkronos mentre sono nel pieno del lavoro che li vede impegnati dal mercoledì alla domenica nella loro tenuta a Baschi, in provincia di Terni, esternano tutto il loro stupore per la gestione del governo in questi due anni e sulla “miopia delle scelte politiche verso imprenditori, lavoratori e pensioni minime”.
Il green pass nei ristoranti è invece una misura necessaria per Antonello Colonna: “Sono un uomo che ama le regole e mai come in questo momento in cui sta ripartendo tutto sono a favore del green pass, perché è un modo per avere un controllo più scientifico sul Covid”, dice. Secondo lo chef dell’Open Colonna di Milano e del Resort Colonna di Labico “la libertà è un diritto che può esistere soltanto se non lede la libertà altrui. Pertanto – sottolinea – per goderne non puoi toglierla agli altri con comportamenti che possono metterne a repentaglio la salute o la vita”.
Per Colonna, “il green pass è un documento da considerarsi alla stregua della carta d’identità o del passaporto, che si chiedono normalmente anche quando si va in albergo. E confido che la mia clientela vorrà mostrare volentieri questo certificato a noi ristoratori, che per la prima volta potremo essere utili alla collettività, anche perché è chiaro che questo certificato spingerà molti a decidere di vaccinarsi. E’ un modo di tutelare il Paese dal momento che dovremo convivere a lungo con il virus”.
E’ tranchant, infine, il giudizio dello chef Rubio, che a proposito dell’ipotesi di un green pass obbligatorio scrive su Twitter: “E vissero schedati e contenti”. “Credo che il vaccino così come i tamponi debbano essere gratis in uno stato democratico che dilapida soldi pubblici in stronzate -tuona Rubio- e che tutela i pochi fingendo di interessarsi magicamente ai cittadini. Il green pass è anticostituzionale, antidemocratico, e tendente all’apartheid”.