Green Pass, l’Italia deve seguire il modello Francia? Dopo la svolta annunciata dal presidente Emmanuel Macron, si accende in Italia il dibattito – anche tra gli esperti- sull’opportunità di vincolare al green pass l’accesso ad una serie di servizi e di attività. “Incentivare le persone a vaccinarsi: è questo l’obiettivo del presidente francese Macron e dovremmo perseguirlo pure noi. Ovviamente il fatto di dire che se vuoi andare al cinema, al ristorante, allo stadio, devi avere il Green pass è un modo per non bloccare più il Paese. Quindi mi dispiace che qualcuno in Italia si sia detto contrario. Per fare le cose al meglio e in libertà, anche ad ottobre, dobbiamo usare il Green pass e non ci trovo niente di male” dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova.
“Il Green pass per entrare in bar e ristoranti al chiuso non sarebbe male”, afferma il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano. Certo, qualche dubbio sul controllo affidato ai singoli Pregliasco ce l’ha: “Difficile che il barista o il ristoratore che conosci te lo chieda per farti entrare – osserva – Più facile in altre situazioni come i matrimoni, dove è già così. Insomma, bisogna modularlo rispetto alle situazioni di maggior rischio”. Indispensabile un approccio graduale: “Il Green pass alla francese va fatto anche da noi, ma non è da attuare istantaneamente: bisogna dare la possibilità e il tempo di completare le vaccinazioni a chi non le ha completate. Quindi non da domani mattina, ma bisogna immaginare che questo possa avvenire rapidamente proprio per rendere realistico e utile il Green pass che non è solo una dichiarazione di intenti, sennò a cosa serve?”, afferma. “E’ un buon modo – sottolinea il virologo – per arrivare a un convincimento forzoso nei confronti di chi ancora esita a vaccinarsi”.
Categorico Walter Ricciardi: il green pass francese è un esempio da seguire in Italia. “E’ un’ottima iniziativa che tutti i Paesi dovrebbero seguire”. In Francia è stato ha preso atto “delle evidenze scientifiche e della pericolosità della variante Delta, che hanno orientato verso la necessità di prendere queste decisioni, che sono molto sagge e tempestive. La nostra situazione, come Paese, è sovrapponibile ha quella francese. E se la Francia ci ha seguito sull’obbligo di vaccinazione degli operatori sanitari, ora e noi dovremmo prenderla ad esempio per quanto riguarda il green pass”, ha detto Ricciardi sottolineando che si tratta di “una cosa importante perché serve a evitare l’incremento dei casi e le conseguenze”. “Il Green pass deve essere rilasciato dopo le due dosi di vaccino anti Covid”, aggiunge Riccardi, evidenziando che il rilascio già alla prima inoculazione “è una anomalia che deve essere corretta”.
“Il Green pass deve essere rilasciato, come in tutti gli altri Paesi europei, dopo il completamento del ciclo vaccinale, o dopo l’accertamento della guarigione da Covid naturale o dalla certezza assoluta della negatività – sostiene Ricciardi – E’ chiaro che, per quanto riguarda la vaccinazione, deve essere completata per poter avere la certificazione. Non basta la vaccinazione parziale”.
“E’ giustissimo che il Green pass diventi valido solo dopo la conclusione del ciclo vaccinale anti-Covid e quindi dopo due dosi”, evidenzia anche Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute. “Rilasciarlo dopo la prima conferisce una falsa sicurezza. E visto che queste certificazioni servono anche per viaggiare, a maggior ragione devono attestare che si è completato il percorso vaccinale. E’ importante in relazione alla variante Delta”, per la quale è stata dimostrata una protezione ridotta alla prima dose e la necessità ancora più impellente di un ciclo completo di immunizzazione, “ma anche per altre varianti problematiche che stanno circolando nel mondo”.
“Possiamo discutere se i provvedimenti di Macron sono giusti (per me lo sono), ma non se sono efficaci. In un giorno in Francia ci sono state quasi 2 milioni di prenotazioni per vaccinarsi” contro Covid-19. “Come vedete, con gli argomenti giusti si convincono anche i più scettici”, scrive su Twitter il virologo Roberto Burioni, docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Se per difendere, in nome di non so cosa, la libertà di non vaccinarsi degli egoisti ignoranti a ottobre saremo costretti a richiudere tutto con relativa catastrofe sociale culturale ed economica, io vi saluterò e con il mio Green pass mi trasferirò in Francia”. “Gli alfieri della libertà che affermano ‘sono a favore del vaccino ma contro l’obbligo’ – attacca Burioni in un altro tweet – fanno lo stesso ragionamento di chi dice ‘sono a favore delle tasse ma contro l’obbligo di pagarle'”.