Le misure restrittive sui viaggi tra i temi affrontati finora dal Consiglio Ue. Lo riferiscono fonti Ue spiegando che la discussione dei capi di Stato e di governo dell’Ue riuniti a Bruxelles si focalizza, tra l’altro, “sulla validità dei certificati Covid e sull’importanza di approcci coordinati e coerenti quando si adottano misure nazionali”. La discussione non è focalizzata sulle misure prese dai singoli Paesi, come l’Italia, l’Irlanda, la Grecia o il Portogallo, bensì “sul coordinamento in generale a livello internazionale e nell’Ue. Spazia dalla terza dose” di vaccino anti Covid, “alla vaccinazione per i bambini”, fino alla “data di scadenza” dei Green Pass.
L’Ue è in grave “ritardo” sulla creazione di una politica comune nel campo della “salute umana”, perché “molti Paesi vogliono fare da soli”. Bisognerebbe ricordarsi che nel 2001 l’Unione superò la crisi della encefalopatia spongiforme bovina, o della ‘mucca pazza’, grazie ad una politica comune della “salute animale” che ora è un “punto di riferimento” per il mondo intero. E, se è vero che le misure di viaggio andrebbero “coordinate” a livello Ue, è vero anche che spesso l’Europa non riesce ad affrontare con la necessaria “tempestività” le urgenti questioni poste dal Sars-CoV-2 e dalle sue varianti, sottolinea, in conferenza stampa a Bruxelles, il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
“Siamo molto soddisfatti di aver varato, con una procedura record, il Green Pass – dice Sassoli – e siamo convinti che le azioni” contro la diffusione del Sars-CoV-2, come le misure di viaggio, “dovrebbero essere coordinate. Ma tutto questo – sottolinea – fa parte di un’Europa che rinvia problemi, che non è in grado di affrontare con tempestività le questioni che il Covid ci sottopone. Noi avevamo detto all’inizio della pandemia che non potevamo uscire da questa crisi senza politica europea della sanità umana”.
“Questo è molto in ritardo – aggiunge – perché molti Paesi vogliono fare da soli: abbiamo un’Europa a macchia di leopardo, che reagisce con misure diverse. Anche questo fa parte dell’efficientamento dell’Ue di cui abbiamo bisogno. Nel 2001 siamo usciti dalla crisi della mucca pazza con una politica europea sulla salute animale, che oggi è un punto di riferimento per l’Europa e per il mondo. Possiamo uscire senza una politica comune sulla salute umana dopo il Covid?”, conclude.