“Bisogna dividere le scuole tra quelle con studenti sopra i 12 anni, che vanno vaccinati, e quelle con classi sotto, per cui si attende l’autorizzazione dell’Ema”. Così Sergio Abrignani, membro del Cts, professore ordinario di Immunologia all’Università Statale e direttore dell’ Istituto nazionale di genetica molecolare Invemizzi del Policlinico di Milano, a ‘La Stampa’ affronta i problemi dell’inizio dell’anno scolastico. Sulla terza dose, l’immunologo sottolinea che “la circolare del ministero non c’è ancora, ma l’orientamento è dare la terza dose a tutti gli italiani nel 2022”.
Cosa succede nelle scuole sopra i 12 anni? “Il personale scolastico è vaccinato e molti ragazzi pure. Per proteggere meglio la comunità il Green pass andrebbe esteso a tutti gli studenti sopra i 12 anni, come all’università”, suggerisce. E nelle scuole sotto 12 anni? “Il personale è sempre vaccinato, anche perché rischia di più con bambini non ancora vaccinati, per cui ci saranno dei focolai. E’ importante coprirli non appena arriverà l’autorizzazione dell’Ema. A parte gli under 12 nessun altro cittadino con qualsiasi problema è giustificato a non vaccinarsi”.
Il Green Pass fin dove verrà allargato? “Per me a qualsiasi attività al chiuso con più di due persone”, risponde Abrignani. Compresi gli uffici? “E l’unico modo per mitigare i 10 milioni di non vaccinati, di cui 3 a rischio perché over 50. Ricordo che la morte è 15 volte più probabile nei non vaccinati”. Non sarebbe più diretto l’obbligo? “L’ho sempre pensato, ma è poco praticabile. I No vax che vivono di certezze paranoidi sono circa 1 milione e non si può mandargli i carabinieri a casa”. Non si arriverà all’obbligo dunque? “Diventerebbe uno stato di polizia o un obbligo senza applicazione – osserva-. E’ meglio allargare al massimo il Green Pass, tanto che politici e gli intellettuali che lisciano il pelo ai No vax lo temono e propongono l’obbligo, proprio perché sanno che sarebbe impraticabile”.
Il Green Pass basterà ad arrivare al 95% di vaccinati? “Sì, anche se non si conosce la percentuale sufficiente per contrastare la variante Delta. Certo è sopra al 90%”, prosegue Abrignani. E poi come si manterrà l’immunità? “Dopo la terza dose la memoria immunologica dovrebbe durare anni, almeno così accade con molte malattie infettive. A quel punto il virus potrebbe diventare endemico come il morbillo, cioè a bassa incidenza contro una popolazione largamente immune”, chiarisce.
Nonostante la situazione globale? “Sì, salvo varianti pericolose e se entro il 2022 renderemo la situazione stabile in Europa con la terza dose ed entro il 2023 faremo lo stesso con il resto del mondo”, conclude.