La polemica ha tenuto banco per alcuni giorni: se il green pass diventa obbligatorio per tutti i dipendenti dal 15 ottobre, cosa accadrà per i parlamentari? C’è voluto un supplemento di verifiche per norme e regolamenti interni ma alla fine è arrivato il verdetto e oggi, a Palazzo Montecitorio dove ha sede la Camera dei Deputati, è stata approvata all’unanimità la delibera dell’ufficio di presidenza che prevede l’obbligo di certificazione per i rappresentanti del popolo e i dipendenti, passando per gli esponenti di governo.
Non senza polemiche, però, perchè anche nei palazzi della politica il “lasciapassare” non piace a tutti e i malumori delle ultime settimane sono esplosi in vere e proprie proteste. Dicono i rumors del Palazzo che i più riottosi alberghino soprattutto tra le fila di Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle ma critiche sarebbero arrivate anche dalle forze politiche di sinistra anche se nessuno vuole uscire platealmente allo scoperto. Dicono però le agenzie di stampa che oggi, dopo l’approvazione, qualche parlamentare abbia già preannunciato l’intenzione di forzare eventuali posti di blocco.
Regole di complicata applicazione
Il regolamento, del resto, appare rigido e sotto molti punti di vista tende davvero a equiparare gli onorevoli ai normalissimi dipendenti di un’azienda italiana. Resta da capire chi e come riuscirà a farlo rispettare. Le verifiche sulla regolarità del Green Pass alla Camera verranno effettuate dove sono posizionati i metal detector e non si procederà a campione perché i controlli riguarderanno tutti i deputati.
L’obiettivo sembra proprio quello di dare un seguale di equità per uniformare le istituzioni alle regole imposte ai cittadini e ai lavoratori, sia pubblici sia privati, anche se tra i banchi del Parlamento c’è ancora chi definisce il certificato vaccinale “discriminatorio” e ritiene che un’eventuale esclusione dai lavori dell’aura possa rappresentare un vulnus democratico.
Procedere alle verifiche però non sarà agevole, anche perché nessun assistente parlamentare potrà bloccare l’ingresso dei deputati e dei senatori privi del Green pass: al massimo – pare di capire – potrà provare a convincerlo a desistere, ma non potrà fare di più. E in caso di insistenza da parte del parlamentare o qualora questi saltasse i controlli ed entrasse senza i documenti in regola, l’assistente si potrà rivolgere ai questori della Camera o del Senato che, non potendo a loro volta impedire alla persona sprovvista di certificazione verde di entrare, dovranno segnalare la cosa all’ufficio di presidenza. Insomma, la burocrazia in soccorso alla casta.
Le sanzioni per i parlamentari
A questo punto sarà proprio l’organismo che sovrintende alla gestione di Montecitorio a esprimersi, dopo aver convocato una riunione d’urgenza per prendere provvedimenti nei confronti del parlamentare riottoso: ovvero la sospensione per almeno tre giorni e 600 euro di multa che verranno decurtati sullo stipendio.
E mentre mugugni e proteste serpeggiano nei corridoi, c’è chi ha deciso di adire le vie leali: è il caso di alcuni deputati fuoriusciti dal M5S e di altri dissidenti che hanno confermato l’intenzione di ricorrere alla Corte Costituzionale perché – dicono – “questo provvedimento lederebbe i loro poteri”: sono i più “moderati”, dal momento che altri parlamentari si dicono pronti a forzare i posti di blocco e a denunciare qualsiasi azione di disturbo alla procura della Repubblica.
Insomma, ora che il green pass è entrato anche nei palazzi del parlamento (il 5 ottobre anche il Senato approverà il proprio regolamento) sembra davvero che una parte della politica si ritrovi in sintonia con quella parte dell’opinione pubblica che da settimane osteggia l’introduzione di un provvedimento pressochè inutile sul piano sanitario (l’ultima sconfessione è arrivata dal virologo Andrea Crisanti, che in un’intervista ha escluso che il Green Pass sia un provvedimento di sanità pubblica) ma potenzialmente dannoso per i redditi dei lavoratori e di difficile gestione per le aziende che avranno il compito di vigilare sul rispetto della norma.