GRECIA, DIJSSELBLOEM: “DIFFICILE UN NUOVO PIANO DI AIUTI SE VINCONO NO”


 “Rassegnerò le dimissioni se vince il si” al referendum. Yanis Varoufakis, in una intervista a Bloomberg TV, annuncia così l’intenzione di lasciare il ministero delle Finanze Greco nel caso di sconfitta dei ’no’ al programma proposto dai creditori internazionali nel referendum che si terrà domenica prossima. In quel caso, ha aggiunto, la Grecia firmerà immediatamente l’ultimo piano messo sul tavolo dalle istituzioni internazionali. Ma se i greci dovessero dire ’no’ le tratative “riprenderemo immediatamente”. Ma non basta. Varoufakis ha avvertito comunque che il governo non intende firmare alcuna intesa che non preveda “la ristrutturazione del debito” greco. In sostanza un taglio del valore nominale dei crediti che, per la maggior parte, sono ora in mano degli altri Paesi dell’Eurozona, Italia compresa. Sul fronte interno, il ministro delle Finanze ha assicurato che martedì prossimo le banche greche riapriranno. “regolarmente” , sottolineando che gli istituti sono “perfettamente capitalizzati”. Stando ad un sondaggio gli elettori sono divisi quasi a metà fra coloro che intendono votare ’sì’ e quelli che opteranno per il ’no’, anche se i favorevoli al piano internazionale sembrano essere in lieve vantgaggio. L’edizione online del quotidiano Kathimerini cita i risultati di una ricerca della società Gpo secondo cui il 47% degli intervistati si è propenso a votare ’sì’. I favorevoli al ’no’, ovvero la posizione del governo, sono il 43%.  Dati forse influenzati dall’impatto che il controllo sui capitali stanno avendo sull’economia ellenica. Ogni giorno migliaia di persone si ritrovano in fila ai bancomat e molte imprese che non sono più in grado di lavorare bene. Parecchie aziende, infatti, si rifiutano di accettare carte di credito in quanto i loro fornitori richiedono i pagamenti in contanti temendo gli effetti di un fallimento. Una situazione che, secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, potrebbe anche peggiorare in caso di Grexit. Effetti “gravi” sul Paese, ma “contenuti” per il resto dell’Eurozona, secondo il report dell’Agenzia. Nell’immediato una Grexit “non dovrebbe avere un impatto sui rating dei Paesi euro grazie ad un’architettura finanziaria più robusta” esistente nell’eurozona, spiega l’agenzia di rating. Tuttavia avverte che una uscita della Grecia dall’euro potrebbe avere “nel lungo termine conseguenze che sono difficili da prevedere”. Ad esempio, spiega S&P, sui mercati finanziari si potrebbero vedere rialzi degli spread, soprattutto per i Paesi periferici, percepiti più vulnerabili tra quelli dell’Eurozona. Le Borse europee imboccano la strada del ribasso sul clima d’incertezza per la crisi greca. Lo Stoxx 600 cede circa lo 0,3%, mentre Piazza Affari è la peggiore (-0,40%). Tra i peggiori titoli a Milano ci sono quelli del lusso con Moncler (-2,3%) e Tod’s (-0,76%); controcorrente Luxottica e Yoox che guadagnano qualche punto frazionale. Vendite anche sui bancari tra cui Mps (-1,3%) a un giorno dall’ingresso dello Stato nel capitale. Bene infine Mediaset (+1,1%) sui dati pubblicità di giugno. “Comunque vada a finire il referendum, il danno di una uscita della Grecia dall’euro sarebbe troppo grande. Si troverà un compromesso. Se tutto il mondo, da Obama ai cinesi, continua a ripeterci che bisogna trovare un accordo, vuol dire che c’è il diffuso sentimento di una catastrofe imminente che occorre evitare ad ogni costo”. Lo dice Romano Prodi in un’intervista a Repubblica. A giudizio dell’ex premier, Atene non “affonderà” l’euro, “perché si farà un accordo. Ma il pericolo è reale. Proprio perché la crisi è così piccola, un fallimento sarebbe clamoroso. Una istituzione che non riesce a governare un problema minuscolo come la Grecia che fiducia può dare sulla sua capacità di gestire un problema più grosso?”. L’uscita della Grecia dall’euro “non sarebbe tanto un danno economico, quanto un vulnus alla credibilità politica dell’Europa”, aggiunge, e “purtroppo le istituzioni europee sono un pane cotto a metà”. Prodi ritiene possibile un “compromesso: Voglio vedere come Merkel, Juncker o Lagarde possono prendersi la responsabilità di lasciare la Grecia fuori dall’euro. Certo, l’irrazionalità della Storia è sempre in agguato. Anche la Prima guerra mondiale scoppiò per un piccolo incidente. Ma voglio sperare che Atene non sia la nostra Sarajevo”. La catena di errori che ha portato a questo punto, a suo giudizio deriva dal fatto che “manca una vera autorità europea”, infatti “se ci fosse stata una forte autorità federale, probabilmente Atene non sarebbe mai entrata nell’unione monetaria, o sarebbe entrata ad altre condizioni”.